In
vacanza a Parigi, due ragazze americane vengono rapite da una banda di
criminali albanesi che opera nel turpe mercato della “tratta delle bianche”,
vendendo giovani donne caucasiche al mondo della prostituzione o a ricchi
clienti arabi. Ma una delle due, Kim, è figlia di Bryan Mills, ex agente
segreto irriducibile e letale, sopravvissuto a decine di missioni ad alto
rischio in giro per il mondo. La ragazza, accortasi del pericolo imminente, fa
in tempo a telefonare al padre poco prima di essere rapita e riesce a dargli alcuni
indizi importanti. Il duro Mills, con l’aiuto di amicizie influenti, sbarca
subito nella capitale francese e scatena una caccia all’uomo senza esclusione
di colpi e senza sconti pur di salvare sua figlia. Thriller d’azione
spettacolare, adrenalinico, totalmente inverosimile nella sua tronfia logica
giustizialista e nei suoi eccessi irrealistici, è un esagitato accumulo di
sequenze a rotta di collo, sparatorie, inseguimenti, irruzioni, risse e
acrobazie prive di ogni minimo fondamento realistico. La critica degli anni ’70
non avrebbe esitato a tacciare questa esibizione di greve machismo come una
pellicola di destra, reazionaria e razzista. Grossolano e prevedibile, sa
combinare impunemente violenza e sentimentalismo per solleticare la facile
esaltazione dello spettatore medio, nostalgico degli action degli anni ’80. Prodotto da Luc Besson, di cui condivide la
frenesia estetica e l’azione esagitata, ha, come ulteriori aggravanti, la
totale mancanza di ironia ed un protagonista monolitico come Liam Neeson,
inopinatamente (e immeritatamente) consacrato dal pubblico come nuova star del cinema d’azione di tipo tutto muscoli e
niente cervello. I notevoli incassi internazionali (225 milioni di dollari a
fronte dei 25 spesi) hanno dato vita a ben due seguiti, ovviamente ancora
peggiori (ovemai possibile) dell’originale. Completano il cast Maggie Grace e Famke
Janssen. Ma davvero il pubblico di oggi si accontenta di così poco ?
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