Il presidente americano James Marshall è di ritorno da Mosca con la sua famiglia dopo aver partecipato ad un meeting politico in cui ha consolidato il rapporto di alleanza con il nuovo governo democratico russo e rinnovato la condanna verso gli sparuti movimenti estremistici che rimpiangono il vecchio regime comunista, come quello facente capo al generale Radek da poco arrestato. Ma un commando di fanatici combattenti al soldo di Radek riesce ad impossessarsi dell'areo presidenziale appena decollato (Air Force One) prendendo tutti in ostaggio per dettare le proprie condizioni, tra cui l'immediata scarcerazione del loro leader. Ma Marshall riesce a sfuggire ai terroristi guidati dal diabolico Egor Korshunov e lascia l'aereo tramite una capsula di salvataggio progettata per emergenze di questo tipo. Mentre Korshunov inizia il braccio di ferro telefonico con Washington, minacciando di uccidere tutti gli ostaggi tra cui la First Lady, un misterioso alleato degli americani nascosto sull'aereo intraprende un'azione di sabotaggio del piano degli estremisti. Nonostante il cast stellare che annovera grandi attori come Harrison Ford, Gary Oldman e Glenn Close, questo thriller d'azione del tedesco Wolfgang Petersen è quello che si definisce, nell'accezione più negativa del termine, una "americanata". Un film così inverosimile, esagerato, assurdo, superficiale, arrogante e tronfio di retorica nazionalistica a stelle e strisce da scadere nel ridicolo grottesco. Qualche scena d'azione spettacolare e un paio di momenti di buona suspense non bastano a salvare dallo sfacelo questo grossolano carrozzone di effetti speciali, dialoghi sentenziosi, banalità narrative, situazioni implausibili e faziosità ideologiche di propaganda americana. Eppure, nonostante tutto questo (o magari proprio a causa di tutto questo), la pellicola ha ottenuto un notevole successo di pubblico e pareri generalmente positivi. Adatto per un "intrattenimento" dozzinale a cervello disinserito, magari sotto lo sventolio della bandiera "Stars and Stripes".
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