venerdì 16 giugno 2017

Il corsaro dell'isola verde (The Crimson Pirate, 1952) di Robert Siodmak

Il pirata Vallo cattura un galeone spagnolo carico di armi e intende venderlo ai ribelli dell’isola di Salina, il cui capo El Libre si trova in prigione. Gruda, la bella figlia del prigioniero, convince Vallo a liberare il padre e a schierarsi dalla loro parte per combattere gli spagnoli. Vallo accetta ma i suoi uomini non ci stanno. Sempre in cerca di rinnovamento stilistico, il regista Siodmak accetta di girare un nuovo film con Burt Lancaster, di un genere apparentemente lontanissimo dalle sue predilezioni, una storia di avventure piratesche a colori (proprio all’opposto delle tenebrose atmosfere del cinema nero), da girare in Italia (a Napoli e Ischia). Sembra destinato a un clamoroso tonfo, invece Il corsaro dell’isola verde è un vero gioiello d’azione e divertimento, condotto a ritmo scatenato e girato con una euforia creativa che scavalca gli stereotipi del genere attraverso la loro deformazione parodistica. Probabilmente si trattò di una di quelle alchimie occasionali, frequenti nel cinema hollywoodiano classico (vedi Casablanca), per cui un progetto di routine lievita misteriosamente a livelli inattesi dagli stessi ideatori. Qui sembra che il film dovesse essere una normale pellicola avventurosa, ma poi si decise di volgerlo in parodia, a causa di sospetti della censura maccartista sulle simpatie della sceneggiatura per i “rivoluzionari” della vicenda. Comunque sia, Siodmak riesce a riproporsi in maniera brillantissima, riscuotendo un grande successo di pubblico ed innovando un genere ormai stanco con questa esuberante fusione tra Verne, Tarzan e i fratelli Marx, che assicura un intrattenimento di qualità. Straordinarie le scene di azione acrobatica girate da Burt Lancaster e Nick Cravat con abilità “circense”. Questo film è un modello ancora oggi, anche se difficilissimo da imitare, vedi i fallimenti di Pirati di Polanski e Corsari di Harlin, prima che vi riuscisse la recentissima serie Pirati dei Carabi di Verbinski che deve molto a questo misconosciuta pellicola di Siodmak, che merita assolutamente il recupero.

Voto:
voto: 4/5

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