venerdì 16 giugno 2017

L'uomo dei sogni (Field of Dreams, 1989) di Phil Alden Robinson

Ray Kinsella ha una fattoria nell’Iowa dove coltiva il mais e vive con moglie e figlia. Una sera, mentre cammina attraverso i suoi campi, sente una voce misteriosa che lo spinge a costruire un campo da baseball nella sua terra. Come posseduto da una forza sovrumana il nostro si indebita fino al collo per obbedire alla voce, inimicandosi i membri della sua famiglia. Una volta costruito il campo, come per magia, esso viene visitato da vecchie glorie del baseball americano, da tempo scomparse, che tornano in azione per una sorta di miracolo. Ray capisce che, in qualche modo, tutto questo è collegato a suo padre John, grande appassionato di baseball deceduto in giovane età, che ha lasciato il nostro con il costante rimpianto di non aver trascorso con lui tutto il tempo necessario. Delicata favola sportiva che mescola arditamente la grande passione americana per il baseball con un misticismo sentimentale posto tra la fede e l’utopia romantica. Se la prima parte, fino al disvelarsi del mistero, è affascinante e visivamente intrigante, la seconda, in cui prende il totale sopravvento la dimensione fantastica, diventa un tripudio di buonismo edificante ad alto tasso di zuccheri che trova totale compimento nel finale, prevedibile e strappalacrime. Qualche sprazzo di autentica poesia, che indubbiamente non manca, viene sommerso dall’onda lunga della retorica, evidenziando l’eccessiva ambizione del progetto. Eppure il pubblico, specialmente quello americano, lo ha apprezzato molto e l’Academy gli ha riservato tre nomination agli Oscar tra cui quella di miglior film. Molto bravi gli attori, in un cast variegato che annovera Kevin Costner, Ray Liotta, Amy Madigan, James Earl Jones e Burt Lancaster. E’ un film ingenuo e leggero consigliabile ai sognatori incalliti in cerca di un rassicurante romanticismo.

Voto:
voto: 2,5/5

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