giovedì 15 giugno 2017

Mississippi Burning - Le radici dell'odio (Mississippi Burning, 1988) di Alan Parker

Nell’estate del 1964 tre giovani attivisti per i diritti civili degli afroamericani (due ebrei bianchi e un nero) vengono brutalmente assassinati in una piccola cittadina nello stato del Mississippi. La direzione FBI invia sul posto due agenti profondamente diversi tra loro: Rupert Anderson, un rude ex sceriffo del sud che conosce fin troppo bene la difficile realtà sociale in cui si troveranno ad operare, e Alan Ward, un idealista ligio al dovere e ai regolamenti. In breve i due colleghi, che si troveranno spesso in attrito, scopriranno di avere a che fare con una squallida storia di odio razziale, profondamente radicato in un territorio brutale e reazionario dove le connivenze tra polizia locale, cittadini e Ku Klux Klan sono all’ordine del giorno. In un crescendo di ostilità ambientale verso la gente di colore, i due agenti avranno un gran filo da torcere per cercare di ottenere giustizia su un delitto coperto dall’omertà e in cui tutti sembrano coinvolti. Torbido dramma xenofobo ispirato ad un reale fatto di cronaca avvenuto nella contea di Neshoba (Mississippi) il 21 giugno 1964 e diretto con mano pesante da Alan Parker che non fa sconti per denunciare il degrado morale, la bieca ignoranza, la nostalgia retrograda e l’arretratezza culturale di molti strati sociali del profondo sud americano, creando così le condizioni ideali per l’attecchimento del razzismo. Peccato che la legittimità dell’accusa venga in parte offuscata dalla spettacolarizzazione tragica e da un populismo manicheo che pone i “buoni” tutti da una parte e i “cattivi” dell’altra. Un approccio più sfumato, più sottilmente ambiguo e meno grossolano avrebbe sicuramente giovato alla causa del film. Non basta mostrare un uomo di colore che muore impiccato, mentre la sua casa brucia dietro di lui, per convincere il pubblico che il razzismo è abominevole. Bisogna invece andare più a fondo, cercare quelle “radici dell’odio” a cui allude il titolo italiano, metterle impietosamente a nudo per capire che l’odio razziale non è soltanto crudele, ma anche sinonimo di ignoranza, di insensibilità, di cinismo, di cattiveria intrinseca e di un punto di vista molto povero e limitato. Buona la descrizione storico ambientale e la prova del ricco cast, che annovera Gene Hackman, Willem Dafoe, Frances McDormand, Brad Dourif, R. Lee Ermey e Michael Rooker. Il film vinse un Oscar alla fotografia di Peter Biziou.

Voto:
voto: 3/5

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