L’incredibile
storia vera dell’irlandese Christy Brown, nato paraplegico, incapace di parlare
e di muoversi ma in grado di controllare soltanto il piede sinistro, grazie al
quale, con il sostegno morale di una madre amorevole e di una famiglia unita,
riuscirà a diventare un apprezzato pittore e scrittore. Nonostante il suo
totale handicap fisico il determinato Brown diventerà famoso e rispettato,
trovando anche l’amore della sua infermiera con cui convolerà a nozze. L’opera
prima di Jim Sheridan è un dramma morale toccante e pudico, affrontato con
dignitosa compostezza e persino con sprazzi di ironia, senza concessioni alla
retorica del dolore o al sentimentalismo lacrimevole. E’ sempre difficile
raccontare storie di questo tipo (già implicitamente commoventi e strazianti)
senza incappare nelle “trappole” ricattatorie citate prima. Il giovane autore
ci riesce per merito di una regia asciutta e misurata, di un aspro realismo
nella descrizione ambientale della realtà operaia di Dublino, di un’umanità
sincera e decorosa e delle straordinarie interpretazioni, entrambe premiate con
l’Oscar, di Daniel Day-Lewis e Brenda Fricker. Day-Lewis, totalmente
immedesimato nel difficile personaggio, ci regala una performance di
incredibile tragicità fisica ed emotiva, con una cura maniacale nella resa dei
tormenti interiori attraverso le espressioni del volto. Assolutamente memorabile
la sequenza in cui Christy Brown riesce a porgere un fiore alla donna amata
utilizzando il piede sinistro. Il film è un veemente inno alla vita e alla
speranza, oltre che un elogio della grande forza dello spirito umano.
Edificante lo è inevitabilmente, perchè quasi sempre nella vita vera le cose
vanno molto diversamente in questi casi disperati, ma la capacità dell’autore
di rimanere a metà strada tra il pietismo e l’indifferenza, per raggiungere la
sobrietà del racconto, la rendono un’opera di assoluto rilievo e ben sopra la
media dei suoi consimili.
Voto:

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