mercoledì 6 agosto 2014

Il silenzio (Tystnaden, 1963) di Ingmar Bergman

Terzo e più noto film della così detta "trilogia del silenzio" (di Dio), divenne famoso anche per lo scandalo che suscitò all’epoca della sua uscita. Venne infatti censurato dappertutto per le sue scene sessualmente audaci ma, per fortuna, l'edizione home video in dvd ha reintegrato i brani tagliati. E' il più affascinante, ambiguo e stimolante dei tre film (gli altri due sono Come in uno specchio, 1961 e Luci d'inverno, 1962) e narra la storia, carica di suggestioni kafkiane e di valenza metaforica, di due sorelle, unite da un feroce rapporto di odio/amore, in viaggio in un paese straniero, probabilmente a regime dittatoriale. Costrette a fermarsi, per la malattia di una delle due, in un albergo popolato da inquietanti presenze, le due donne si dilaniano psicologicamente. Quella malata sembra nutrire un amore morboso per la sorella più giovane, che, invece, ricerca equivoche soddisfazioni erotiche attraverso rapporti occasionali con sconosciuti. Alla fine la sorella moribonda viene lasciata nell’albergo, mentre l’altra riparte col figlioletto, silenzioso testimone della vicenda e depositario di una parola misteriosa affidatagli dalla zia nella lingua straniera del paese in cui si trovano e la cui traduzione è "anima" (ed è singolare che la stessa parola-chiave si trovi nel capolavoro di Fellini Otto e mezzo dello stesso 1963, come ad indicare la sintonia intellettuale tra due dei maggiori Maestri del cinema mondiale). La dimensione onirica che domina l'opera è straniante e conturbante ed è l'humus in cui Bergman immerge questa ennesima tappa della "ricerca" psicologica su se stesso (è evidente che le due sorelle rappresentano gli antipodi della sua tormentata personalità), per poi estenderla, in modo universale, allo spettatore, destinato a "perdersi" (come il bambino) di fronte agli enigmi, senza risposta, della vita. Concentrato su tre personaggi (le due donne e il bambino), è ancora più claustrofobico dei primi due film, ma, allo stesso tempo, più ricco di atmosfera e scenograficamente più barocco (l’albergo della vicenda ricorda subito quello, straordinario, de L’anno scorso a Marienbad di Resnais, del 1961). In tutta la trilogia del "silenzio", l’amore sembra la via verso Dio indicata da Bergman: l’amore in qualsiasi forma, da quello incestuoso di Come in uno specchio, a quello sterile di Luci d’inverno, fino a quello carnale e "scandaloso" de Il silenzio. Dopo questo film il grande regista non affronterà più temi specificamente religiosi.

Voto:
voto: 4,5/5

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