venerdì 16 giugno 2017

Fandango (Fandango, 1985) di Kevin Reynolds

Texas, 1971: Kenneth e Gardner ricevono la chiamata alle armi per il Vietnam, proprio mentre il primo, in procinto di sposarsi, sta organizzando la sua festa di addio al celibato. Insieme ad altri tre amici i due scapestrati decidono di partire per un viaggio verso il Messico a bordo di una Cadillac, dove, anni prima, hanno nascosto una bottiglia di Dom Perignon tra le sabbie del deserto. Sospendendo momentaneamente anche il matrimonio di Kenneth, i cinque si mettono in strada carichi di entusiasmo e di euforia. Scopo del viaggio: divertirsi in piena libertà, celebrare l’addio alla giovinezza spensierata prima di partire per la guerra e ritrovare la vecchia bottiglia di Dom con cui brindare tutti insieme all’inizio di una nuova fase della loro vita. Celebre commedia generazionale di Kevin Reynolds, amara e gaudente, gioiosa e giocosa, spavalda e malinconica, avventurosa e poetica, un concentrato di energia e di vitalità che fa bene agli occhi (per la forza delle immagini e le mirabili trovate visive) ma sa toccare anche il cuore (per il senso della imminente fine di un periodo magico che difficilmente ritornerà). E’ anche un film di chiara ascendente spielberghiana (il grande Steven lo ha prodotto), divenuto immediatamente di culto presso il pubblico giovanile o gli adulti con poca voglia di crescere: i primi ne hanno apprezzato soprattutto l’audacia sregolata, mentre i secondi il sentimento nostalgico. I tanti fans dell’opera lo collocano, senza ombra di dubbio, tra i capolavori cinematografici, esagerando notevolmente perchè, quando si ama, è dura essere obiettivi. Eliminato questo dubbio va riconosciuto che il film è, per tanti motivi, memorabile e profondamente americano: per il suo spirito goliardico e la sua evidente voglia di fare cinema per il puro piacere di farlo, per la straordinaria colonna sonora con numerose hits dell’epoca, per la perfetta fusione tra immagini ed emozioni che raggiunge la sua apoteosi nella magica sequenza del brindisi sulla montagna messicana. Il titolo deriva dal nome della nota danza spagnola che è nervosa, imponderabile, folle, esattamente come il film. E’ la pellicola che ha lanciato Kevin Costner, aprendogli la via nell’olimpo delle star di Hollywood.

Voto:
voto: 4/5

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