mercoledì 2 dicembre 2015

La frusta e il corpo (La frusta e il corpo, 1963) di Mario Bava

In un lugubre castello vive il vecchio conte Menliff con la sua famiglia, tra cui il figlio Cristiano con la giovane moglie Nevenka. Il ritorno del secondo figlio del conte, lo scellerato Kurt, scacciato anni prima dalla famiglia per i suoi comportamenti licenziosi, risveglia in Nevenka inconfessabili turbamenti che credeva sopiti. Molti anni prima Kurt e Nevenka erano amanti e intrattenevano una morbosa relazione sadomasochistica a base di sesso e frustate. Quando il diabolico Kurt viene ucciso da mano ignota, la donna, che ne è ossessionata al punto da detestarlo e desiderarlo nello stesso tempo, continua a sentirne la sinistra presenza in sogni erotici che sembrano veri. Dopo che anche il vecchio patriarca viene assassinato, Nevenka inizia a pensare che il suo aguzzino sia ancora vivo e che stia crudelmente "giocando" con lei come faceva un tempo. Splendido gotico “cromatico” di Bava, purtroppo quasi sconosciuto ai non cinefili, sospeso, come tutto il cinema dell’autore, tra “artigianato” e genialità. Tantissimi i punti di forza: splendide atmosfere, rese memorabili dall’uso espressivo dei colori (una delle ossessioni estetiche del grande regista ligure), uno spudorato coraggio per la tematica sessualmente “scottante”, il sadomasochismo (tra l’altro elegantemente mostrato sempre in soggettiva, utilizzando lo sguardo della vittima/complice), la carismatica presenza scenica del compianto Christopher Lee, che qui ci regala uno dei villain migliori della sua leggendaria galleria. Da riscoprire assolutamente, magari dedicandolo all’orda di ingenui che ritiene che le trasgressioni sessuali sul grande schermo siano “nate” con l’imbarazzante fenomeno recente delle “sfumature di grigio”. Il genio incompreso di Bava (qui accreditato sotto lo pseudonimo John M. Old) tocca, in questa pellicola, uno dei suoi vertici assoluti.

Voto:
voto: 4/5

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