Arthur Howitzer Jr. è un giornalista americano proprietario del quotidiano "The Evening Sun" che ha sede nella città di Liberty in Kansas. L'uomo vive da lungo tempo in Francia, nella cittadina di Ennui-sur-Blasé, dove ha fondato una nuova testata periodica, chiamata "The French Dispatch", che racconta singolari fatti di vita e di cronaca locale, avvalendosi della preziosa collaborazione di scrittori e giornalisti europei o americani, che Howitzer coccola come se fossero dei figlioli putativi per affinità elettive. Howitzer ama con tutto sè stesso il suo lavoro, la sua rivista ed i suoi contenuti ed ha disposto che, alla sua morte, la pubblicazione del giornale dovrà cessare dopo un'ultima edizione speciale di addio che conterrà, insieme al suo necrologio, una raccolta dei migliori articoli delle edizioni passate. Il film inizia con questo antefatto che pone tali premesse, si chiude con un epilogo-epitaffio che vede la morte del direttore patriarca Howitzer ed ha un corpo centrale diviso in 4 capitoli che corrispondono ad altrettante singolari storie, raccontate in tono surreale con una forte accentazione nostalgica e fantastica, che sono poi i 4 articoli giornalistici inseriti nell'ultimo numero commemorativo del "French Dispatch". I 4 segmenti sono: "Il reporter ciclista", è il più breve ed il più evocativo, è una affascinante galleria di immagini malinconiche catturate attraverso un giro in bicicletta del reporter Herbsaint Sazerac in cui vengono mostrati i luoghi simbolo della città di Ennui-sur-Blasé (un luogo immaginario che per il regista rappresenta un simbolo fantasticamente trasfigurato della sua idea della Francia), evidenziandone i cambiamenti di sembiante tra passato e presente. "Un capolavoro nel cemento", è il migliore ed il più ricco di invenzioni fantasiose tra gli episodi: si narra la storia di un geniale pittore, Moses Rosenthaler, malato di mente e rinchiuso in carcere per duplice omicidio, che s'innamora, ricambiato, della bella secondina Simone, che diventa la sua musa e fonte d'ispirazione per i suoi quadri astratti. L'eccentrico critico d'arte Cadazio vede le sue opere e si adopera per promuoverle all'esterno, facendo di Rosenthaler una celebrità ed un genio "maledetto". Ma in cambio gli commissiona la sua opera definitiva. "Revisioni di un manifesto" è un racconto metaforico del '68 (con il "maggio" che diventa "marzo") attraverso l'incontro tra una matura giornalista (Lucinda Krementz) ed un giovanissimo leader delle rivolte studentesche (Zeffirelli) contro il sistema reazionario rappresentato dalla vecchia generazione. E' il meno riuscito dei 4 segmenti narrativi. "La sala da pranzo del commissario di polizia" è la tranche più dinamica e vibrante, una sorta di giallo "polar" che parte come un'indagine giornalistica del reporter Roebuck Wright sul leggendario chef-poliziotto Nescaffier, di origine orientale, che delizia il distretto di polizia di Ennui con i suoi piatti gustosamente raffinati. Wright e Nescaffier si trovano coinvolti, loro malgrado, in una "guerra" tra i gendarmi guidati dall'abile commissario comandante della stazione e una banda di criminali locali, che gli hanno rapito l'amato figlio per ottenere la scarcerazione del loro contabile, elemento essenziale per il clan. Tra scene d'azione, sparatorie e inseguimenti, l'episodio riflette sulla forte connessione emotiva tra cibo e stati d'animo, e su come sapori e odori possano influenzare l'agire delle persone. Wes Anderson è un esteta del cinema, un orafo minuzioso, un talentuoso cesellatore di immagini preziose, da sempre ossessionato dalla sontuosa confezione della messa in scena per raggiungere una personale iconografia stilistica che ambisce alla poesia visiva. Non c'è dubbio che sia bravissimo in questo e che, nel corso della sua coerente carriera, abbia raggiunto risultati straordinari in tal senso, toccando l'apice della sua geniale esuberanza estetica nel capolavoro Grand Budapest Hotel (The Grand Budapest Hotel, 2014), che rappresenta definitivamente la quinta essenza di tutta la sua arte. Questo suo decimo lungometraggio è un grande atto d'amore elegiaco verso la cultura francese (ricco di citazioni cinefile a maestri come Jean Renoir, Jacques Tati o Jean-Pierre Melville) e verso il mestiere del giornalista (e, di riflesso, verso il grande potere immaginifico della scrittura), con tanto di dedica finale esplicita alle grandi firme del periodico americano "The New Yorker", fondato nel 1925. Con il suo stile delicato ed il suo tipico tocco magico, l'autore ci regala un altro piccolo gioiello antologico sbizzarrendosi nella consueta esuberanza visiva, attraverso l'uso di un formato cinematografico in rapporto quattro terzi ed un continuo alternarsi tra fotografia in bianco e nero o a colori, con suggestioni che svariano dal pittorico al décor e concedendosi persino una lunga sequenza di azione poliziesca a disegni animati. Il cast è, come al solito, straordinario e opulento, con una marea di attori famosi che hanno accettato di partecipare al film anche solo per una breve apparizione marginale. Sarà complicato riconoscerli tutti (guardare per credere), ma tra questi citiamo: Bill Murray, Benicio Del Toro, Adrien Brody, Tilda Swinton, Léa Seydoux, Frances McDormand, Timothée Chalamet, Jeffrey Wright, Mathieu Amalric, Owen Wilson, Christoph Waltz, Cécile de France, Liev Schreiber, Willem Dafoe, Edward Norton, Saoirse Ronan, Elisabeth Moss, Jason Schwartzman e Anjelica Huston come voce narrante in lingua originale (ma l'elenco di nomi è ancora ben lungi dall'essere terminato). Si può anche dire che questa pellicola presti il fianco agli storici detrattori del regista che lo accusano di essere tutto forma e niente sostanza, perchè stavolta si viaggia più che mai sul confine dello stucchevole manierismo autoreferenziale, ma è altrettanto vero che Anderson è uno di quei rari casi in cui l'altezza stilistica è spesso così elevata, così creativa, così visionaria, così deliziosamente iconografica, da divenire essa stessa materia reale, sostanza poetica, soggetto espressivo. Ovviamente gli appassionati dell'autore andranno a nozze con questo suo ultimo lavoro, che merita anche una seconda visione per coglierne appieno i tantissimi dettagli grafici.
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