Marianne,
celebre star del rock rimasta momentaneamente senza voce per un intervento alle
corde vocali, si concede una vacanza estiva in un’elegante villa di Pantelleria
insieme al giovane amante Paul, tormentato fotografo documentarista. I due
vivono spudoratamente la loro passione tra vento, sole, sale e sesso, consumato
in assoluta libertà nei luoghi più disparati. Ma tutto cambia quando alla
coppia si unisce il ciarliero Harry, produttore musicale ed ex amante della
donna, accompagnato dalla giovane figlia Penelope. Mentre Harry fa di tutto per
riconquistare Marianne, che non sembra averlo dimenticato, l’inquieto Paul
inizia a flirtare con la ventenne Penelope, dando inizio ad un torbido “gioco” che
porterà a conseguenze tragiche. Melodramma psicologico con atmosfere thriller
diretto con mano sicura da Guadagnino, che si è liberamente ispirato a La
piscina di Jacques Deray, realizzandone un remake luminoso e gaudente che
riflette sul potere del desiderio, sulle dinamiche dell’erotismo e sul lato
oscuro della natura umana. Pur spostando l’azione dalla modaiola Saint-Tropez alla
selvaggia Pantelleria, l’autore rispetta il senso, le simbologie e persino i
nomi dei personaggi principali del film francese del 1969. Anche qui la piscina
è il centro dell’azione ed il talamo intorno a cui i corpi felini dei quattro protagonisti
si abbandonano all’estasi della seduzione, della trasgressione e del
risentimento strisciante. Pur nei limiti di un rifacimento ammiccante il
regista siciliano conferma il suo talento nella rappresentazione delle
dinamiche umane, con l’immancabile contrasto tra severità e carnalità, amore e
morte. L’aspra bellezza dell’isola italiana conferisce alla storia un senso di
pacato straniamento, una sorta di limbo sospensivo in cui i quattro stranieri
(ricchi e viziati) possono crogiolarsi
sfacciatamente, con la boria dei privilegiati che si sentono al di sopra
di tutto e che si abbandonano alle proprie pulsioni con l’assoluta certezza
dell’impunità. In tal senso l’afosa ambientazione isolana amplifica l’ideale
stesso di vacanza come fiero momento di franchigia dalle regole morali. Appare invece
posticcia e ridondante la parentesi sul tragico problema dei migranti, che nel
finale si mescola in controcampo alla vicenda dei protagonisti stranieri,
facendoli apparire, questo sì, ancora più alieni. Nel grande cast la
controparte maschile (Ralph Fiennes e Matthias Schoenaerts) si dimostra più in
forma di quella femminile (Tilda Swinton e Dakota Johnson), mentre ha un’aria
amabilmente kitsch la figura del maresciallo di Corrado Guzzanti. La pur brava Swinton,
autentica musa del regista palermitano, appare probabilmente come una scelta
troppo dura e androgina per un ruolo di questo tipo (specialmente se
confrontata con la sensuale Romy Schneider dell’originale). Scena cult: uno
sfrenato Ralph Fiennes che balla e canta sulle note di “Emotional Rescue” dei
Rolling Stones, per poi tuffarsi nudo nella piscina della discordia.
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