Don Vincenzo Strozzalone è un boss della camorra napoletana, soprannominato il "re del pesce" perchè la sua attività di copertura è quella di imprenditore nel settore ittico. Scampato ad un attentato da parte di un clan rivale, decide di cambiare vita, si finge morto e prepara un piano per scappare insieme a sua moglie, Maria, patita cinefila che applica nel quotidiano le cose che ha imparato dalle trame dei film. Gli unici a conoscere il suo segreto sono i fidati luogotenenti Ciro e Rosario, che accettano di restare in silenzio in cambio di denaro e potere. Ma la faccenda si complica quando una bella infermiera, Fatima, riconosce Don Vincenzo in ospedale, diventando una testimone pericolosa. Il boss manda Ciro ad eliminarla, ma quando il killer se la trova davanti, riconosce in lei il suo antico amore giovanile mai dimenticato e la sua fedeltà ai codici criminali vacilla, facendolo entrare in crisi. Energica commedia folcloristica dei Manetti Bros., che fonde insieme con ritmo agile e piglio frizzante, la sceneggiata napoletana, il genere crime alla "Gomorra" (la serie televisiva), il musical e la farsa dialettale. Il paradossale mix di influenze e suggestioni è in buona parte riuscito, grazie ad una regia dinamica, alle spigliate interpretazioni degli attori, alle citazioni cinefile che spaziano liberamente tra cinema alto e basso ed alle efficaci canzoni della colonna sonora (su tutte va obbligatoriamente citata la versione di "What A Feeling" in lingua napoletana). Una Napoli colorata e colorita, con i suoi paesaggi da cartolina, le sue periferie degradate e i suoi vicoli carichi di storia e di "teatro", svolge il ruolo di autentico protagonista aggiunto. Non mancano i momenti trash, che sono però tutti programmati e non involontari, e gli eccessi di comicità buffonesca, ma il film rimane nel suo complesso un esperimento vivace e gradevole. Nel cast brilla una luminosa Serena Rossi, bella e brava, che mette in ombra tutti gli altri: Carlo Buccirosso è un boss macchietta, Claudia Gerini è poco credibile nella parlata napoletana, Giampaolo Morelli (attore abituale dei Manetti) è un bel tenebroso un po' ingessato, mentre se la cava efficacemente il cantautore Raiz nei panni del malavitoso. I Manetti, fratelli registi romani con alle spalle una lunga gavetta nel mondo dei video musicali, sono ormai gli unici rimasti in Italia a portare avanti il vecchio cinema di genere, quello con pochi mezzi e molte idee, popolare, sregolato e un po' fracassone che riempiva le sale negli anni '60 e '70. La loro carriera di abili artigiani dei così detti B-movies è andata avanti tra alti e bassi, ma con coerenza e perseveranza. Con i loro due film "napoletani", Song'e Napule (2014) e Ammore e malavita (2017), hanno ottenuto un buon successo al botteghino, hanno visto accrescere la loro fama e la loro credibilità ed hanno portato a casa anche dei premi (questa pellicola del 2017 ha vinto 5 David di Donatello, tra cui quello al miglior film). Adesso sembrano pronti a fare il grande salto e per loro l'esame di maturità sarà la nuova versione di Diabolik, per cui hanno ottenuto, per la prima volta, un budget notevole e che uscirà nel 2021 con protagonisti Luca Marinelli, Miriam Leone e Valerio Mastandrea. Sarà impresa ardua superare il compianto (ed incompreso) Mario Bava, ma staremo a vedere. Tutti gli amanti del cinema di genere italiano (e sono in tanti, compreso il sottoscritto), fanno, sotto sotto, il tifo per loro.
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