mercoledì 13 ottobre 2021

Oldboy (2013) di Spike Lee

Joe Doucett, pubblicitario sfaccendato, alcolista impenitente e pessimo padre di famiglia, viene rapito da un misterioso aguzzino che lo rinchiude in una stanza-prigione per 20 anni, tenendolo in vita e senza mai svelargli nè il motivo nè la sua identità. Doucett riesce a non impazzire e si sfoga scrivendo lettere mai spedite alla figlia piccola di cui non si è mai interessato, mentre apprende dalla televisione dell'omicidio di sua moglie, di cui lui stesso risulta il principale sospettato. Esattamente dopo 20 anni Doucett viene liberato e la sua ossessione è quella di scoprire chi gli ha fatto tutto questo, allo scopo di vendicarsi. Ma non può immaginare di trovarsi soltanto all'inizio del diabolico piano progettato dal suo persecutore. Remake americano dell'ottimo thriller di culto coreano Oldboy (2003) di Park Chan-Wook, a sua volta ispirato al manga omonimo di Garon Tsuchiya e Nobuaki Minegishi. Fin dalla sua prima apparizione in anteprima al Festival di Cannes Oldboy ha suscitato entusiasmo e clamori, immediatamente riconosciuto da tutti come una delle opere più forti, disturbanti e originali del nuovo millennio. E già dopo un anno si cominciò a parlare di un remake made in USA, con una girandola di nomi altisonanti interessati, tra cui Steven Spielberg alla regia e Will Smith come attore protagonista. Poi tutto è rimasto nel limbo per un decennio, anche per colpa di una causa legale intentata dall'editore del manga giapponese originale contro la DreamWorks di Spielberg, che aveva acquistato i diritti del film senza interpellarlo. Dopo il passo indietro di Spielberg e lo sblocco dello stallo legale, la situazione ha visto un nuovo scenario risolutivo, assolutamente imprevedibile, con Mark Protosevich alla sceneggiatura e Spike Lee alla regia. Ma il risultato è deludente, anemico e totalmente inutile (come del resto la maggior parte dei remake): una sorta di ripulitura della pellicola originale, di cui viene fondamentalmente  mantenuta la medesima storia (con delle variazioni anche importanti che però non ne alterano lo spirito di fondo), ma smarrendone del tutto la carica violenta, il patos sordido, la crudezza espressiva, l'intimità selvaggia, la stravaganza grottesca e la perversa ambiguità morale. E' davvero strano che un regista come Spike Lee, uno che solitamente non accetta compromessi e non la manda a dire, abbia accettato di dirigere un'operazione del genere, che con il suo cinema ha ben poche affinità e, infatti, questo Oldboy- 2013 non sembra affatto un film (anzi una joint) di Spike Lee. Non se ne capisce il senso e tanto meno l'utilità, anche perchè una pellicola di questo tipo (inevitabilmente di nicchia per gli argomenti e le situazioni) non si presta nemmeno ad un discorso puramente commerciale. Da salvare i virtuosismi stilistici, che a volte sfociano nell'ampollosa accademia, e la buona interpretazione di Josh Brolin, che ha sempre dichiarato di essere un fan sfegatato dall'opera originale di Park Chan-Wook. Le sequenze più crude e più surreali del film coreano sono state eliminate e sostituite con degli omaggi, ovvero dei simboli che le suggeriscono, che saranno sicuramente colti dagli appassionati. Il resto del cast, relativamente agli altri due ruoli importanti (Sharlto Copley ed Elizabeth Olsen), è praticamente incolore, ma vanno segnalati Samuel L. Jackson e Lance Reddick che riescono ad emergere grazie al rispettivo carisma. E' sicuramente un'opera minore del grande regista del "black power", probabilmente un lavoro su commissione o il puro divertissement di un appassionato, ma che lascia spiazzati, interdetti e che sarà dimenticato presto come uno strano incidente di percorso.

Voto:
voto: 2/5

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