Antonio, mite insegnante elementare, esce di casa per comprare un vasetto di funghi per sua moglie Beatrice, in dolce attesa, ma prende una botta alla testa e perde la memoria. Sparisce senza dare notizie per 5 anni, ma quando l'effetto dell'amnesia gli passa lui torna a casa come se nulla fosse successo. Ma trova tutto cambiato: è nata sua figlia, che lui non ha mai visto, e sua moglie si è messa insieme ad un cantante lirico di nome Goffredo. Dietro le insistenze infantili di Antonio per un po' i tre provano a portare avanti una improbabile convivenza, con Goffredo che cerca in ogni modo di allontanare il redivivo da Beatrice. Stravagante commedia di Antonio Albanese, al suo esordio da regista, che ha anche scritto il film insieme a Vincenzo Cerami. L'eclettico comico lombardo di origini siciliane, forte di una lunga gavetta nel cabaret e poi di fortunate partecipazioni a programmi televisivi di grande successo (come "Mai dire gol"), in cui ha sciorinato tutto il suo estro goliardico attraverso una pittoresca galleria di personaggi strampalati, si decide a fare il grande salto nel mondo del cinema con questo film strano, nato da una sua idea e ispirato al suo personaggio preferito: Epifanio, un ometto timido, di ingenuo candore ma anche profondo nei pensieri, con una mimica facciale buffa ed un linguaggio del corpo goffamente accentuato. E' evidente il tentativo dell'autore di realizzare un film diverso e non convenzionale, dalla comicità surreale e non di facile presa, un ritratto lunare e intimistico di un puro di cuore che ispira dolcezza e fa più sorridere che ridere. Un umorismo introspettivo che confina con la tenerezza e che tende all'esasperazione deformante della realtà narrativa, sconfinando verso un grottesco bonario. Ma il vero problema del film è la sua derivazione da un soggetto troppo minimale, ovvero un personaggio ed una serie di sketch adattati dal cabaret, la cui dilatazione in un film di 90 minuti, non sostenuta da un congruo numero di idee, risulta stancante, noiosa e ripetitiva, un accumulo stiracchiato di cose già viste nella prima mezz'ora della pellicola. Non a caso l'autore ha cercato, maldestramente, di cambiare registro nella parte finale, ma finendo per rinnegare l'impianto concettuale iniziale e scadendo in eccessi di buffoneria slapstick che spingono l'opera verso un territorio più dozzinale e caciarone.
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