Opera smisurata del bravo regista milanese, Marco Tullio Giordana, da
sempre attento alle problematiche sociali ed all'impegno civile, che qui
realizza il suo film migliore: compendio, apoteosi e manifesto del suo
cinema. Nato inizialmente come film tv, coprodotto dalla RAI, fu
presentato al Festival di Cannes 2003 dove ottenne un grande successo di
critica e pubblico e venne premiato nella sezione "Un certain regard".
L'inaspettato successo ed il (meritato) plauso generale convinsero i
produttori a "convertirlo" in film per il cinema ed uscì, quindi, in
sala diviso in due parti, vista l'enorme durata di oltre 6 ore. Dopo
alcuni fortunati passaggi televisivi nazionali è uscito anche negli
Stati Uniti, distribuito da Miramax nel 2005, dove ha bissato
l'unanimità di consensi di pubblico e critica. Film enorme che fonde, con lucida coerenza e garbata umanità, diversi
generi nobili del cinema italiano: il romanzo popolare, il melodramma,
il racconto storico e la critica sociale. Attraverso le vicende di due
generazioni di una famiglia romana del ceto medio, i Carati, si narrano
40 anni di storia d'Italia, dal 1966 agli anni 2000, attraverso episodi
chiave: l'alluvione di Firenze, le rivolte giovanili, il terrorismo, gli
anni di piombo, gli scontri di piazza, i mondiali di calcio, le stragi
siciliane. Tra drammi familiari, amori difficili, incroci di destini ed
amicizie che resistono al tempo, non mancano caustici spunti di
riflessione sul cambiamento dei costumi, sui mutamenti sociali e sul
fallimento politico di una classe dirigente che si è esteso ad una
generazione di idealisti pentiti. In un cast omogeneo ed ispirato
spiccano la dolente Giorgia, ragazza disturbata con problemi mentali, di
Jasmine Trinca ed il tormentato Matteo di Alessio Boni. E' il miglior
film italiano del nuovo millennio, l'unico che può essere accostato a
capolavori del passato, come il C'eravamo tanto amati di Scola,
di cui costituisce una brillante e solida riattualizzazione. Il titolo
del film è tratto da una raccolta di poesie di Pier Paolo Pasolini, come
omaggio al grande regista poeta tragicamente scomparso nel 1975.
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