martedì 25 febbraio 2014

Nebraska (Nebraska, 2013) di Alexander Payne

Road movie lento e malinconico, come il suo straordinario protagonista, che procede sul filo ambivalente di chiaro e scuro, commedia e dramma, gentilezza e cinismo. Il verista Alexander Payne, da sempre interessato alle relazioni umane, realizza il suo film migliore, con stile rigoroso ed asciuttezza dei toni, pur senza rinunciare a meravigliosi lampi di sincera umanità che si esplicano ora nei momenti "comici" ora in quelli accorati. Il viaggio attraverso la provincia americana, immensa e desolata, diviene, come al solito, metafora di un sincero percorso interiore per inseguire un sogno e rinsaldare il rapporto tra un padre, vecchio e svagato, ed un figlio, premuroso e gentile. Il tuffo nei ricordi sarà doloroso nel mettere a nudo rimpianti, fallimenti e la squallida realtà di una famiglia di miserabili opportunisti, ma la luce del film è tutta nella magia di quel rapporto, padre-figlio, compassionevole ed autentico, che si rafforza a mano a mano che il sogno del vecchio svanisce. Bravissimi gli attori (Bruce Dern, June Squibb, Will Forte) nel tratteggiare personaggi fragili, smarriti, sinceri, ora detestabili ora toccanti, ma sempre efficacemente misurati e in armonia col tono del film. Senza mai eccedere o deviare nel sentimentalismo, Payne ci abbaglia col bianco e nero di questa "favola" gentile che percorre sentieri romiti e trova il suo pieno compimento nella sequenza finale, sul furgone, in cui il giovane figlio "si abbassa", guardando il vecchio padre da un punto di vista dimenticato, dal basso, con lo sguardo incantato del bambino che vede nel genitore un gigante, un eroe, un modello, grazie a cui interrogarsi sul proprio cammino. Bello, garbato, toccante, da vedere.

Voto:
voto: 4/5

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