Eccellente biografia "in nero" di uno dei periodi più oscuri della
recente storia europea: la strage di atleti israeliani compiuta da
terroristi palestinesi durante le Olimpiadi di Monaco '72 e la
successiva efferata azione di vendetta eseguita "chirurgicamente" da
agenti ombra del Mossad. Film difficile e "pericoloso", perchè affronta
una questione annosa (il conflitto tra Israele e Palestina), sempre
pronta ad esplodere e da cui deriva una larga parte della violenza
sociale contemporanea (emblematica e molto spielberghiana, in tal
senso, l'inquadratura finale sulle torri gemelle di New York City).
Spielberg svolge il compito con estremo rigore, cercando di raccontare i
fatti senza compiacimenti o spettacolarizzazioni, e, soprattutto, senza
parteggiare per l'una o l'altra parte, attraverso personaggi ambigui,
tormentati e sfaccettati. Missione, in buona parte, compiuta nonostante
qualche immancabile scivolone nella retorica, per un film maturo, denso,
sentito e con picchi di cinismo che lasciano atterriti. La brutale sequenza ambientata in Olanda è forse la più violenta in assoluto del cinema spielberghiano. Candidato a 5
premi Oscar, non ne vinse nessuno.
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