La
bella Cleopatra fa la trapezista in un circo che ha le sue principali
attrazioni nei numerosi “freaks” che vi lavorano: esseri umani affetti dalle
più svariate deformità fisiche che la gente comune definisce “mostri”, pur
essendo diposta a pagare il prezzo del biglietto per vederli, per soddisfare la
propria inconfessabile morbosità. Quando la donna scopre che il nano Hans è
l’erede di una fortuna, lo sposa per eliminarlo e impadronirsi del suo denaro,
con la complicità del forzuto Ercole, suo amante. Ma la vendetta dei “freaks”
sarà tremenda. Film maledetto per eccellenza e, a suo modo, leggendario. E’,
probabilmente, il cult dei cult: controverso, sgradevole, scioccante, rinnegato
dalla stessa casa di produzione che lo aveva realizzato (la MGM), massacrato dalla censura
e bandito in molti paesi come l’Inghilterra, dove ne fu vietata la proiezione
per circa trent’anni. Concepito inizialmente come un horror, è, in realtà, un
crudo inno all’innocenza della “mostruosità” contrapposta alla colpa dei così
detti “normali” e, quindi, un amarissimo apologo caustico sulla diversità. Alla
sua uscita sconvolse il pubblico benpensante ed assunse da subito una sinistra
fama, al punto che i produttori, in seguito alle reazioni degli spettatori
sconvolti, decisero di tagliare circa mezz’ora di pellicola. E molte di queste
parti sono andate definitivamente perdute. Il principale motivo del clamore era
dovuto alla presenza di veri “freaks” nel film, la cui visione urtò la
sensibilità della gente che non era abituata all’esibizione della disabilità
(ma al tempo stesso ne titillò i più bassi istinti). Va però chiarito una volta
per tutte che l’intento del regista non è mai morboso e ciò è evidente dal suo
sguardo pietoso che sempre accompagna i poveri emarginati nel corso del film,
riscattandone così le accuse di turpe sensazionalismo. Browning intende
mostrare, e dimostrare, come i così detti “mostri” abbiano sentimenti e
desideri comuni, e come i presunti “normali” siano invece capaci delle peggiori
nefandezze, trattandoli come fenomeni da baraccone o approfittandosi di loro
per cattiveria gratuita o interesse materiale. E fu probabilmente proprio
questo concetto, che l’autore esprime come un cruento atto d’accusa verso la
società dei “normali”, a rendere l’opera ideologicamente inaccettabile per il
conformismo dell’epoca. La sequenza della terribile punizione subita dalla
perfida Cleopatra da parte dei “freaks” fu quella più tartassata dalla censura
ed è ancor’oggi impossibile vederla nella sua forma integrale. Il destino ha
voluto, non senza un macabro senso dell’ironia, che il più famoso film sulla
deformità sia esso stesso deforme, perché mutilato dalla xenofobia ideologica del
moralismo imperante.
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