Mikael
Blomkvist è un giornalista zelante, direttore di una rivista che si occupa di
truffe e di scandali, divenuto celebre a causa di una condanna per diffamazione
nei confronti di un potente imprenditore. Viene contattato dal magnate svedese Henrik
Vanger, che gli affida una delicata indagine: scoprire la sorte di sua nipote Harriet,
misteriosamente scomparsa da quarant’anni, che lui sospetta essere stata uccisa
da un membro della sua famiglia. Per indagare sul caso il reporter viene
affiancato da Lisbeth Salander, una giovane hacker tutta piercing e tatuaggi,
afflitta da un doloroso passato. Tormentata e selvaggia, ma anche abilissima in
materia informatica, Lisbeth si rivela una preziosa alleata ed intreccia con
l’integerrimo Mikael una bollente relazione sessuale. Ma l’indagine in cui i
due si sono imbarcati li porterà a scoprire un mondo di perfidi inganni e
brutali violenze, mettendo a repentaglio le loro stesse vite. Questo cupo noir
investigativo, dai toni macabri e dalle atmosfere perverse, è il secondo
adattamento cinematografico del romanzo “Uomini
che odiano le donne” di Stieg Larsson (che è, a sua volta, il primo
capitolo della trilogia letteraria “Millennium”),
dopo il film di Niels Arden Oplev del 2009. Meno fedele del suo predecessore
rispetto al testo ispiratore, questo potente thriller nero incarna
perfettamente l’estetica del suo regista, autore di straordinario talento da
sempre interessato agli abissi più oscuri dell’animo umano. Come già visto nei
suoi memorabili thriller precedenti (Seven,
Zodiac)
Fincher, più che al meccanismo della caccia, è interessato alla personalità dei
cacciatori e alle dinamiche che s’instaurano tra di loro, scavando
impietosamente nelle pieghe nascoste della psiche, nei traumi inconfessabili,
nelle paure recondite. La violenza disturbante di alcune sequenze è superata da
quella psicologica di cui il cuore dell’opera è intriso e che striscia
minacciosa tra i meandri della narrazione. Dal punto di vista tecnico l’autore
ci regala un altro gioiello, grazie alla fotografia algida, al montaggio
serrato, agli scenari autunnali che trasudano inquietanti minacce. E come non
citare gli spettacolari titoli di testa che omaggiano, con puro genio visivo,
l’estetica cyberpunk, a metà strada tra feticismo e sgradevolezza, propria del
personaggio di Lisbeth, ambigua icona dell’universo letterario creato da Larsson.
Nel grande cast, che annovera Daniel Craig, Christopher Plummer, Stellan
Skarsgård e Robin Wright, svetta un’intensa Rooney Mara, capace di offrirci una
trasformazione fisica impressionante per dar vita alla sua Lisbeth aspra e
sensuale, vulnerabile e risoluta, scaltra e “maledetta”. Il suo personaggio rappresenta
il fulcro emotivo, l’anima brada e la cifra stilistica dell’intera pellicola,
il frutto del grande lavoro compiuto dall’attrice e dal regista. Il film ha
ricevuto cinque nominations ai premi Oscar (tra cui la Mara come miglior
attrice protagonista), ma ha vinto solo la statuetta per il miglior montaggio (Kirk
Baxter e Angus Wall).
Voto:
Nessun commento:
Posta un commento