mercoledì 15 marzo 2017

Training Day (Training Day, 2001) di Antoine Fuqua

Alonzo Harris è uno sbirro di colore, pluridecorato e corrotto che lavora per la sezione antidroga di Los Angeles. Nella sue attività colluse con le gang criminali della metropoli californiana, ha contratto un ingente debito con la mafia russa ed ha pochi giorni per trovare il denaro necessario, altrimenti sarà assassinato. Per salvare la pelle il diabolico Harris prepara un piano criminoso in cui coinvolge, suo malgrado, la giovane recluta Jake Hoyt, idealista e di sani principi, a lui assegnata per un addestramento sul campo. L’interazione tra due uomini così diversi trasformerà il tirocinio di Hoyt in un gioco al massacro nelle pericolose strade delle periferie losangeline. Poliziesco nero, intriso di aspro cinismo e di sporca violenza, scritto da David Ayer e diretto da Antoine Fuqua con brutale realismo e ritmo coinvolgente. Fedele alla “lezione” dei grandi classici del genere (Aldrich, Siegel, Friedkin), rinnova la vecchia dicotomia sbirro buono/sbirro cattivo in uno scontro tra principi etici e concezioni di vita, riflettendo sulla sottile linea di confine tra legale e illegale. La veemente denuncia dell’illegalità nelle forze dell’ordine prende la forma di un viscerale racconto di formazione, da un lato, e di un tormentato cupio dissolvi, dall’altro, reso inevitabile dal percorso di autodistruzione intrapreso dal cattivo sergente protagonista. Teso e feroce nella messa in scena, è stato girato quasi tutto in esterni nei degradati ghetti periferici di Los Angeles, da South Central alla famigerata Imperial Courts. Straordinari i due attori protagonisti: un massiccio Denzel Washington sempre sopra le righe (premiato con l’Oscar per questo insolito ruolo di villain) ed un intenso Ethan Hawke (candidato come miglior attore non protagonista). Completano il cast Scott Glenn, Cliff Curtis, Tom Berenger, Harris Yulin, Eva Mendes. Il punto debole sta nel finale ingenuo che cerca un improbabile compromesso con il politicamente corretto, creando così un’evidente distonia con il tono acre e turpe del resto del film. Il dialogo tra Alonzo Harris e il personaggio di Scott Glenn in una delle scene madri della pellicola è, invece, il momento più riuscito e sottolinea il perfetto lavoro di scrittura dei personaggi. Non tutti i membri della comunità afroamericana hanno gradito la decisione dell’Academy Awards di assegnare l’ambito Oscar di miglior attore protagonista a Denzel Washington proprio per questo ruolo di personaggio deprecabile.

La frase: "Sei tu che devi decidere: diventare un lupo o restare una pecora."

Voto:
voto: 3,5/5

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