Ravn
dirige un’azienda informatica danese in incognito: per non addossarsi il peso
delle decisioni impopolari si è infatti inventato un fantomatico “grande capo”
che nessuno ha mai visto. Ma quando decide di vendere la società ad un gruppo
di imprenditori islandesi, è costretto a far apparire questo irreperibile
leader e assolda Kristoffer, attore disoccupato, perché ne interpreti il ruolo.
Ma il comportamento dell’attore gli farà presto sfuggire la situazione di mano.
Perfida commedia degli inganni, densa di umori acri e di spunti satirici, con
cui von Trier si diverte a mettere sulla graticola la falsità dei rapporti di
lavoro (ma, più in generale, umani) e l’incompatibilità tra etica e profitto.
In un pirandelliano gioco di specchi e di scatole cinesi, tra dialoghi surreali
e momenti irresistibili, l’autore prende in giro la decadenza del suo paese e
l’ipocrisia di chi ogni giorno è costretto a indossare la maschera del
conformismo. E, al contempo, non disdegna caustici graffi all’odiata Islanda
(raffigurata attraverso personaggi ricchi e volgari), antica rivale storica
della Danimarca che l’ha governata per quasi quattro secoli. Il limite tra
finzione e realtà (e tra cinema e teatro) viene qui spinto fino ai limiti
estremi e il gioco paradossale messo in scena dall’autore diventa un fertile punto
d’incontro tra provocazione e caricatura, non privo di riferimenti ai generi classici
del passato (la voce fuori campo, dello stesso von Trier, ripercorre i modelli
delle vecchie commedie americane del periodo d’oro). La famosa scena erotica,
che costò al film un divieto ai minori di 14 anni nel nostro paese, è un
impagabile inserto farsesco che spinge il demenziale su livelli esilaranti. Nei
crediti finali il direttore della fotografia viene riportato come
“Automavision”, in riferimento alla tecnica sperimentale utilizzata dal regista
in questo film: la macchina da presa non è comandata da un operatore ma da un
computer che “decide”, in modo casuale, cosa e come riprendere. In questo modo
l’eccentrico von Trier instaura una sorta di commedia nella commedia, mettendo
in dubbio chi sia realmente il “grande capo” alla guida del suo film. Più
irriverente di così …
Voto:
Nessun commento:
Posta un commento