Dalton
Trumbo fu uno degli sceneggiatori più famosi e apprezzati nella Hollywood
degli anni ’40 e ’50. Persona di grande acume e di spirito
indomabile, finì nelle liste nere del maccartismo a causa del suo credo
politico comunista. Dopo il suo rifiuto di rispondere alle domande del Comitato
ufficialmente nominato per stanare i “nemici” interni della democrazia
americana, il nostro finì in prigione, perse la casa, la fama, la credibilità e
gli venne impedito di lavorare anche dopo l’uscita dal carcere. Grazie al suo
talento, alla sua forza caratteriale ed al costante supporto della famiglia, Trumbo continuò
a scrivere sceneggiature memorabili sotto falso nome, senza mai comparire nei
crediti finali. Vinse due premi Oscar (che gli furono riconosciuti molti anni
dopo) e fu reinserito di nuovo “ufficialmente” nell’ambiente del cinema soltanto
nel 1960, dopo aver firmato lo script di Spartacus
di Stanley Kubrick, grazie all’opera di figure eminenti
come Kirk Douglas e Otto Preminger.
Affascinante biopic sul geniale Dalton Trumbo, firmato da Jay Roach e ispirato
alla biografia “Trumbo” di Bruce Alexander Cook. Eccellente la ricostruzione
storico ambientale della Los Angeles degli anni ’50, con gli ambienti fumosi, i
bicchieri ricolmi di whisky, i vestiti dai colori sgargianti, le auto d’epoca,
il perbenismo sociale, la censura imperante ed il clima da “caccia alle
streghe” verso i comunisti scatenato dal famigerato senatore Joseph McCarthy.
Il film di Roach si focalizza principalmente sull’aspetto umano di Trumbo, con
un ritratto in chiaro scuro che ne evidenzia il genio e le spigolosità caratteriali,
l’idealismo e l’egocentrismo, il piglio polemico e la generosità nei rapporti
familiari. In tal senso è fondamentale l’apporto del protagonista Bryan
Cranston che ci offre un’interpretazione straordinaria (che
gli è valsa la meritata candidatura all’Oscar come miglior attore
protagonista), passionale, ambigua e densa di sfumature. Sulle forti spalle del
bravo attore californiano si regge il peso dell’intero pellicola. Gustosissime
le citazioni e gli aneddoti cinefili dovuti all’apparizione in scena di figure
leggendarie della storia di Hollywood come Kirk Douglas, John Wayne e Otto
Preminger. Il buon cast è completato da Diane Lane, Helen Mirren, Elle Fanning
e John Goodman, tutti in grande spolvero nei rispettivi ruoli. Peccato che il
film approfondisca troppo poco gli aspetti politici connessi alla vicenda,
risultando deficitario dal punto di vista della
critica storico-sociale, probabilmente a causa di una sceneggiatura
a tratti lacunosa. E questo è un notevole paradosso visto che si racconta proprio
la storia del “re” degli sceneggiatori americani. Impossibile non citare, in
tal senso, il mirabolante e coevo Ave,
Cesare! dei fratelli Coen che affronta le medesime tematiche ma
distacca di più di una spanna la pellicola di Roach.
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