In una piccola cittadina americana il dottor Miles, esaminando il cadavere di un suo amico, fa una terribile scoperta: degli invasori alieni si impossessano dei corpi umani, li copiano perfettamente attraverso dei grossi "semi" e li sostituiscono con un involucro privo di anima. Nessuno sembra credergli e, quando si decide ad avvisare le autorità del grave pericolo incombente, si rende conto di essere circondato da "ultracorpi" già sottoposti al processo di replicazione, che cercano in tutti i modi di fermarlo per far progredire l'invasione dei misteriosi parassiti. Grande classico della fantascienza e miglior film di Don Siegel, girato a basso costo in bianco e nero e tratto dall'omonimo romanzo di Jack Finney. E' un agghiacciante fanta-giallo privo di effetti speciali, asciutto, metaforico, evocativo, inquietante e carico di ambigue suggestioni socio-politiche come sottile parabola contro il maccartismo e il clima da "caccia alle streghe" che aveva generato nella società americana degli anni '50, in cui tutti sospettavano di tutti. Alla sua uscita non fu capito, nè apprezzato e passò quasi in sordina, ma il tempo gli ha fornito la dovuta rivalutazione ed il suo stato di cult assoluto del genere sci-fi, di cui può essere considerato uno dei padri fondatori. Un giovane Sam Peckinpah collaborò, non accreditato, alla scrittura dei dialoghi e fece anche una piccola apparizione nel film. Ha avuto tre remake: Terrore dallo spazio profondo (1978) di P. Kaufman, Ultracorpi - L'invasione continua (1993) di A. Ferrara e Invasion (2007) di O. Hirschbiegel, tutti orientati maggiormente sulla spettacolarità visiva e su sequenze macabre, ma privi della strisciante carica oscura dell'originale.
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