Regina Giddens è una donna ossessionata dalla ricchezza, obiettivo che ha sempre inseguito caparbiamente fin dalla giovane età. Dopo che il padre, ricco latifondista, lascia la gran parte dei suoi beni ai figli maschi, Regina sposa il bancario Horace, onesto, di salute cagionevole, poco ambizioso e perdutamente innamorato di lei. Dopo aver scoperto che i fratelli hanno sottratto dei capitali dalla banca dove Horace lavora, sfruttando la sua ingenua buona fede, la donna decide di ricattarli, chiedendo in cambio l'ingresso privilegiato in un cospicuo affare di famiglia. Le azioni senza scrupoli della perfida Regina avranno conseguenze drammatiche. Splendido dramma di William Wyler, tratto da un'opera teatrale di Lillian Hellmann, incentrato su avidità e materialismo come forza trainante del lato oscuro del Sogno Americano. La cornice aristocratica del Sud degli Stati Uniti del primo '900 è uno sfondo magnificamente rappresentato, che fornisce alla storia un sontuoso risalto espressivo, in cui vengono incastonati magistralmente i personaggi, ricchi di sfaccettature e di dettagli, che ne delineano perfettamente la personalità. Con una regia elegante e misurata, il regista spazia abilmente dal racconto sentimentale alla tragedia familiare, attraverso una lunga serie di scene straordinarie, come quella della morte di Horace o il confronto finale tra Regina e la giovane figlia. Nel cast spiccano tre interpreti femminili da applausi a scena aperta: la leggendaria Bette Davis è assolutamente perfetta nel ruolo di Regina Giddens (un'altra perla da aggiungere alla sua lunga galleria di indimenticabili "cattive" cinematografiche), e poi seguono a ruota Teresa Wright e Patricia Collinge, capaci di emozionare lo spettatore con la forza intensa di uno sguardo. Il film ottenne nove candidature agli Oscar del 1942, ma non portò a casa nessun premio.
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