L'architetto Vanzi è detenuto in attesa di giudizio con l'accusa di omissione di soccorso e omicidio colposo durante un incidente stradale. La dura esperienza del carcere gli fa conoscere un mondo che è "invisibile" agli occhi della gente comune: brutalità, soprusi, corruzione, guardie violente, funzionari collusi. E, soprattutto, la netta sensazione che, anche in una ipotetica "roccaforte" dello stato, sia sempre la mano del crimine organizzato a muovere i fili. Vanzi si ritrova coinvolto nella morte di un suo compagno di cella, ufficialmente suicidatosi ma in realtà ucciso per ordine della mafia in quanto scomodo testimone. L'uomo conosce la verità e vorrebbe parlare, ma si trova presto di fronte ad una difficile scelta che gli arriva "dall'alto": la sua immediata scarcerazione in cambio del silenzio. Dal romanzo "Tante sbarre" di Leros Pittoni, Damiani ha tratto un cupo dramma carcerario, un film denso e potente, implacabile nella sua rigorosa denuncia al fallimento del sistema penitenziario italiano, i cui teorici aggettivi "rieducativo" e "riabilitativo" risuonano amaramente grotteschi dopo la visione di questa pellicola. Questo lucido atto di accusa verso il malcostume delle istituzioni deviate, e verso la generale indifferenza (o peggio, incapacità) di quelle "sane", getta ombre inquietanti sulla politica e sulla società civile italiana degli anni '70, facendosi voce concreta di un generale malcontento popolare, stanco della violenza delle bande criminali, terrorizzato dall'eversione terroristica, preoccupato verso il futuro e sfiduciato nei riguardi dello Stato. Durante l'oscuro periodo degli "anni di piombo" le forti spinte sociali e la crescente insoddisfazione dei cittadini onesti crearono l'humus ideale per far nascere pellicole di questo tipo, che infatti abbondarono ed ebbero grande successo commerciale, sebbene la maggioranza di esse fossero prodotti dozzinali, all'insegna di una faziosa ideologia reazionaria e di una becera spettacolarizzazione morbosa. Ma questo film di Damiani, autorevole, serio e tagliente, colse nel segno. E la riprova la si può trovare nel fiume di polemiche che generò nelle alte sfere. Ottimo il cast tutto al maschile con Franco Nero, Georges Wilson, John Steiner e Riccardo Cucciolla. E' uno dei più riusciti film dell'autore.
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