Gilbert Valence è un grande attore teatrale impegnato nell'interpretazione de "Il re muore" di Eugène Ionesco. A fine serata gli viene data una notizia terribile, la sua famiglia (moglie, figlia, genero) è stata sterminata in un tragico incidente stradale. Gli resta solo il nipotino di 8 anni, di cui deciderà di occuparsi. Tempo dopo Valence riceve la proposta di interpretare per il cinema l'Ulisse di Joyce (in lingua inglese). L'uomo inizialmente accetta, ma poi è colto da dubbi, ansie, vuoti di memoria, e prende la sua decisione finale. Il 22-esimo lungometraggio di Manoel de Oliveira (girato all'età di 93 anni) è un magistrale esempio di cinema-teatro in foggia di dramma da camera, capace di fondere alla perfezione le due forme d'arte, rendendole complementari e non in competizione. Lucidamente amaro e stilisticamente soffice, con qualche lampo di ironico grottesco, alterna invenzioni registiche a lunghi piani sequenza, oscilla tra la vita e la recita, tra oggetti in primo piano e sentimenti celati, tra il proscenio e l'occhio della macchina da presa, tra il rimosso e il cosciente, tra l'interprete e il personaggio, tra il grigio della vecchiaia e la luce della giovinezza. Tanti temi, tanta vita, tanta arte, con il dolore (ma anche con la capacità stoica di sopportarlo) fedele e terribile compagno di viaggio, come un'ombra silenziosa. La metaforica sequenza delle riprese sul set dell'Ulisse è pura magia cinematografica, con il grande regista ultra-noventenne che dimostra di avere la verve creativa di un giovanotto e la saggia compostezza di un maestro che ha già dato tanto (ma ancora non tutto) alla settima arte. Straordinario il cast, con Michel Piccoli, Catherine Deneuve e John Malkovich, tutti bravissimi, ma Piccoli è da standing ovation e qualche premio l'avrebbe meritato. E, come in tutte le opere di de Oliveira, anche in questo grande film-recita non manca il tema della rinuncia, perchè il fine di ogni Odissea-vita non può che essere quello di un ritorno a Itaca-casa, il luogo in cui sentirsi protetti, chiudendo fuori il mondo e, forse, il dolore.
Voto:
Nessun commento:
Posta un commento