Il bandito Gustave Minda evade dal carcere, uccide due uomini per proteggere la sorella e, braccato dalla polizia, ha bisogno di soldi per riparare oltre frontiera. Si mette in combutta con un gangster rivale per un colpo ad un furgone portavalori, ma, nonostante il successo, viene catturato dalle guardie marsigliesi. Evade di nuovo, ma un commissario ha messo in giro la falsa voce del suo tradimento, così Gustave si ritroverà tutti contro: sbirri e criminali. L'uomo decide allora di non fuggire più dalla Francia per riscattare il suo onore e vendicarsi dei vecchi conti in sospeso. Eccellente poliziesco nero di Melville, tratto dal romanzo "Morire due volte" di José Giovanni (che ha collaborato anche alla sceneggiatura insieme al regista). Teso e feroce, cinicamente ambiguo nel tratteggio dei personaggi (con il confine bene-male che viene elasticamente valicato sia dai poliziotti che dai gangster), è un cupo affresco di malavita in cui i ruoli sono ampiamente sfumati e l'azione passa in secondo piano rispetto alla dominante atmosfera crepuscolare, che avvolge tutti indistintamente come una fitta nebbia indissolubile. L'ombra gelida della morte incombe su tutte le scene e, pur nel crudo realismo dei soggetti e delle situazioni, si ha sempre l'impressione di assistere ad un'allegorica "commedia" umana, il cui tragico finale è ineluttabile. Recitato benissimo da tutto il cast, con una menzione speciale per Lino Ventura (il duro per eccellenza del cinema francese) e Paul Meurisse. Nel 2007 ne è stato fatto un innocuo remake, diretto da Alain Corneau, con Daniel Auteuil e Monica Bellucci.
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