martedì 13 aprile 2021

Fino all'ultimo indizio (The Little Things, 2021) di John Lee Hancock

Lo sceriffo Joe Deacon è un poliziotto disilluso, tormentato, scomodo e a fine carriera, ormai relegato nelle retrovie di una piccola stazione investigativa di provincia. Viene mandato a Los Angeles, dove un tempo era stato operativo in prima linea, per un incarico di routine, ma si trova coinvolto in una serie di omicidi agghiaccianti che gli ricordano quelli, irrisolti, di un serial killer che l'aveva assillato tanti anni prima, portandolo sull'orlo della follia. Così l'angoscia ritorna e Deacon inizia a collaborare con il giovane detective rampante Jimmy Baxter, con cui sembra condividere la medesima ossessione. La caccia al "mostro" riprende, quindi, da dove si era interrotta e i due agenti puntano i loro sospetti su un sinistro personaggio, che ha tutti i requisiti per essere il loro uomo. Ma è possibile dar volto ad un incubo? Bel thriller "nero" scritto, diretto e prodotto da John Lee Hancock, che aveva iniziato a lavorare su questa storia nel lontano 1993, salvo poi rimandarne di continuo la compiuta genesi. Un progetto lungo e travagliato per un risultato sicuramente non banale, sopra la media e degno di attenzione. Come suggerito dal perentorio titolo originale (soprassediamo pure sulla solita maldestra traduzione italiana), la differenza tra vittoria e sconfitta, tra trovare un senso o prendere atto della sua assenza, tra vita e morte, risiede, a volte, nelle "piccole cose", in quei dettagli all'apparenza insignificanti ma che, invece, possono risultare fatali. In un verso o nel suo opposto. In questo concetto risiede la chiave e la lettura più intima di questo giallo psicologico, claustrofobico e angosciante, pieno di atmosfere macabre e di segreti striscianti, ossessionato proprio come i tre protagonisti principali (ognuno in modi e per motivi diversi). Bravissimi i tre attori da copertina: Denzel Washington, Rami Malek e Jared Leto. Ma bisogna ammettere che, quando entra in scena il trasformista Leto, allucinato e irriconoscibile, si mangia il film in un solo boccone. E' facile che venga in mente il celebre Seven di Fincher durante la visione (e ci guardiamo bene dal rivelarne i motivi), ma è altresì innegabile che questo cupo thriller di Hancock abbia una propria solida personalità, già solo per il coraggioso finale che non ti aspetti. Piccole cose, ma decisive.
 
Voto:
voto: 3,5/5

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