Cinque diversi episodi su Napoli, liberamente ispirati ad alcuni racconti della raccolta omonima scritta da Giuseppe Marotta. Gli episodi sono: "Il guappo" (un "pazzariello", artista di strada dai modi giullareschi, del rione Sanità è vessato dalle angherie di un guappo che perseguita lui e la sua famiglia), "Pizze a credito" (una procace pizzaiola ha smarrito l'anello regalatole dal geloso marito e teme che sia caduto nella pasta di qualche pizza), "I giocatori" (un nobile col vizio del gioco, dopo essersi rovinato, si sfoga sfidando a scopa un bambino di 8 anni, ma anche con lui non può fare a meno di scommettere), "Teresa" (una prostituta viene corteggiata da un uomo bello, ricco e di buone maniere che intende portarla all'altare, ma questi ha un segreto da nascondere), "Il professore" (un uomo saggio e riflessivo regala preziosi consigli di vita a tutto il vicinato, guadagnandosi rispetto e il soprannome deferente di "professore"). Celeberrima commedia di Vittorio De Sica, sapientemente scritta dallo stesso regista insieme al fedelissimo Cesare Zavattini ed a Giuseppe Marotta, l'autore del testo letterario imitatore. Abilmente modulata tra comicità e dramma, tenerezza e amarezza, brio e malinconia, riesce a tenere in buon equilibrio i diversi "bozzetti" che lo compongono, catturando con tocco felpato e verace teatralità lo spirito popolare di Napoli, in cui (citando Eduardo, che è protagonista di uno degli episodi) "un occhio piange e l'altro ride". Il tema conduttore che fa da collante è la resilienza atavica del popolo napoletano (è questo "l'oro" a cui allude il titolo), abituata da sempre a convivere con i problemi, ad affrontarli con creatività, improvvisazione e pazienza, in attesa che la "nottata passi" (citando ancora Eduardo). La mano di De Sica, abilissimo nel dirigere un gruppo eterogeneo di interpreti che annovera grandi professionisti (lui stesso, Totò, Sophia Loren,
Silvana Mangano, Eduardo De Filippo, Paolo Stoppa, Tina Pica) insieme a caratteristi presi dalla strada, è tangibile e sa donare al tutto la consueta carica vibrante di generosa e tenera umanità. La naturale sintonia tra De Sica e la sua amatissima Napoli appare con vivida evidenza in questo affresco folcloristico, con la medesima tendenza a partire sempre dal basso, dalla voce spontanea dei semplici, per poi elevarsi alla ricerca della poesia di natura universale. Non molti sanno che il ruolo del giocatore incallito, il conte Prospero, era stato pensato per il grande penalista napoletano Alfredo Jelardi, principe del foro e allievo prediletto del politico (e Presidente della Repubblica) Enrico De Nicola. De Sica rimase folgorato dalle sue movenze e dalla sua voce dopo averlo visto all'opera in tribunale e fece l'impossibile per convincerlo ad accettare la parte nel film, sfruttando tutto il suo charme e la sua capacità di affabulatore. Jelardi, che non aveva mai fatto l'attore in vita sua, meditò a lungo ma poi decise di non accettare, rivelando di sentirsi troppo toccato da quel personaggio, visto che lui stesso era stato, in passato, un incallito giocatore. A quel punto fu praticamente inevitabile che fosse lo stesso De Sica a interpretare il conte Prospero, viste le molteplici affinità personali. Esiste anche un sesto episodio della pellicola, breve, triste e fortemente evocativo ("Il funeralino"), inizialmente scartato dalla versione distribuita in sala perchè giudicato troppo cupo e doloroso, ma poi reintegrato nelle edizioni successive a mo' di intermezzo centrale.
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