Dove eravamo rimasti? Alla pillola rossa o alla pillola blu? Quattro anni dopo lo straordinario successo mondiale di Matrix (1999), da molti esageratamente acclamato come il miglior prodotto di fantascienza dell'epoca moderna, i fratelli Wachowski (che nel frattempo sono diventate "sorelle", cambiando sesso e nomi da Larry in Lana e da Andy in Lilly) ritornano sulla loro "creatura" preferita sfornandone due seguiti a breve sequenza, per "chiudere" il cerchio di un'accidentale trilogia (di cui però è già stato previsto un nuovo capitolo in uscita nel 2022). In questo secondo episodio Neo ha preso coscienza e poteri della sua natura di "eletto", li padroneggia perfettamente, è più che mai innamorato di Trinity ed è pronto a dare battaglia al regno delle macchine guidando le forze dei ribelli di Zion, l'ultimo avamposto umano sulla terra sfuggito al controllo dei terribili nemici elettronici. Le macchine lanciano un assalto epocale a Zion per spezzarne la resistenza e vincere definitivamente la guerra, ma i superstiti, convinti dalle profezie di Morpheus, hanno fede assoluta in Neo come loro salvatore finale. Intanto però il nostro "eletto" è turbato da misteriose visioni e rientra costantemente in Matrix per capirne la fonte e scoprire l'intelligenza che si cela dietro a questo universo artificiale. Ma la sua nemesi, l'agente Smith, è di nuovo in pista in una versione 2.0 più letale e potente, ed è più che mai deciso a vendicarsi. Il seguito di Matrix, attesissimo in tutto il mondo, è un mezzo pasticcio narrativo che ripropone la medesima formula del predecessore (estetica cyber-punk, sovrapposizione tra reale e virtuale, fusione esagitata tra arti marziali, video giochi e azione hollywoodiana) potenziandone a dismisura gli effetti speciali, la carica action e l'estetica dal look "dark-elettronico". Il risultato è una baraonda, un'orgia di computer grafica che fa svanire quasi del tutto le suggestioni filosofiche alla base del primo film, rendendole ancora più anemiche, semplicistiche e confuse, ed imboccando una deriva allegorico religiosa che è sostanzialmente di maniera, come l'oro degli sciocchi. Il cast si rafforza con nuovi acquisti, alcuni ottimi come Jada Pinkett Smith e Lambert Wilson, altri da dimenticare come la "nostra" Monica Bellucci, tanto procace quanto insipida, che ci regala una scena scult da ridicolo involontario (e che nella versione doppiata in italiano è addirittura comica). Del cast "storico" va evidenziata la fase calante di Laurence Fishburne e del suo personaggio di Morpheus (forse il più interessante del primo film), mentre Hugo Weaving è sempre una garanzia quando indossa la giacca d'ordinanza e gli occhiali scuri dell'Agente Smith. Tra un rapporto sessuale "tribale" (una delle più anti-sensuali scene erotiche mai viste sul grande schermo) ed un'entrata in scena stordente dell'Architetto di Matrix (che ci annoia con deliranti teorie di metafisica digitale), il film si risolleva nelle sequenze d'azione, tra cui quella del lungo inseguimento in autostrada (che occupa la parte centrale dell'opera) ne giustifica da sola la visione. Nonostante tutti i suoi limiti, l'evidente senso di stanchezza che traspare a tratti, gli scivoloni maldestri e gli eccessi dissennati, la pellicola ha ottenuto un enorme successo al botteghino mondiale, superando addirittura gli incassi del predecessore. E' dunque a questo punto evidente che nel fatale qui pro quo che ossessiona i fans del franchise fin dal '99, abbia prevalso la pillola blu (quella dell'inganno). L'oro degli sciocchi, per l'appunto.
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