La vita straordinaria di Neil Armstrong, ingegnere dell'Ohio, aviatore appassionato di voli spaziali, che, dopo un tragico lutto familiare, entra nella NASA e aderisce al programma "Gemini", grazie a cui sarà il primo civile ad andare nello spazio. E mentre sulla terra esplodono la guerra in Vietnam e le rivolte giovanili, il nostro, alla guida della missione Apollo 11, riuscirà, il 20 luglio 1969, ad essere anche il primo essere umano a toccare il suolo lunare, mantenendo una vecchia promessa fatta alla sua famiglia. Il 20 luglio 1969 (la "notte della Luna") è una data storica per la storia dell'uomo: tutto il mondo era collegato a quella celebre diretta televisiva che, partendo dagli USA e rimbalzando attraverso i satelliti in ogni parte del globo, annunciò lo storico allunaggio dell'Apollo 11, con il "primo uomo" Armstrong che poggiò il piede su quella roccia "vergine" e pronunciò la famosa frase "questo è un piccolo passo per un uomo, un gigantesco balzo per l'umanità". Una grande vittoria americana nei confronti del rivale URSS, ma anche una grande vittoria per l'uomo in termini di progresso scientifico e grandezza di visione. Dopo due film musicali il talentuoso Damien Chazelle si cimenta in un dramma biografico su un'icona a stelle e strisce, con un film intimo, antispettacolare, malinconico, più interessato all'aspetto umano che a quello tecnologico. La grande avventura spaziale dell'Apollo 11 (e la lunga fase di preparazione dell'ardita missione) viaggia di pari passo con l'analisi psicologica del protagonista, un uomo tenace e volitivo, pervaso da grandi ideali ma tormentato da altrettanti dolori esistenziali, provocati dalla tragica perdita della piccola figlia e dal conflitto interiore tra la voglia di andare lontano e il suo grande attaccamento alla famiglia. Un eroe moderno perfezionista, ardimentoso e complesso, non privo di dubbi e di fragilità, ben incarnato dal silenzioso e corrucciato Ryan Gosling. A questo si aggiunge l'affresco nostalgico di un'epoca carica di fervori, di entusiasmo e di aspettative, un'epoca in cui tutto sembrava possibile e la gente vedeva il bicchiere mezzo pieno. E, forse, proprio la tanto agognata "conquista" della luna fu uno di quegli eventi di "non ritorno" che contribuì ad innescare il successivo cambiamento involutivo, tra disincanto, sfiducia e perdita totale delle utopie. E', dunque, un film che racconta, con affettuosa partecipazione emotiva, una transizione, la fine di un'era, oltre che celebrare la grandezza dell'impresa e il coraggio dei suoi artefici. E' anche un magnifico spettacolo audio visivo, con una fotografia vivida, un sonoro immersivo, una ricostruzione storica perfetta e degli effetti speciali magistralmente calibrati, mai invasivi o eccessivi, ma totalmente al servizio del racconto. Al punto da sembrare "veri". Tutta la lunga sequenza dell'allunaggio è una magnificenza per gli occhi, in cui l'autore dà fondo a tutto il suo estro di narratore per immagini. Una delle cose più belle viste al cinema in questo decennio.
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