domenica 11 aprile 2021

La ballata di Buster Scruggs (The Ballad of Buster Scruggs, 2018) di Ethan Coen, Joel Coen

Antologia western di sei racconti, tratti da un immaginario libro che porta lo stesso titolo del film e che viene sfogliato da un ipotetico lettore, mentre i suoi capitoli sono tradotti in immagini sullo schermo. Un cowboy canterino vestito di bianco attraversa luoghi pericolosi tra musica e sparatorie. Un rapinatore chiacchierone sembra avere un personale conto aperto con il cappio al collo. Un attore disabile viene scaricato dal suo impresario che gli preferisce una gallina capace di contare. Un vecchio cercatore d'oro trova un piccolo angolo di paradiso che nasconde un giacimento, ma qualcuno con cattive intenzioni lo spia di nascosto. Una carovana di pionieri, in cui viaggia una giovane donna in cerca di marito, viene attaccata dai pellerossa. Cinque sconosciuti viaggiano su una carrozza, raccontandosi singolari esperienze di vita, per poi giungere a destinazione: un tetro hotel che sorge in mezzo al nulla. Il cinema dei fratelli Coen è da sempre rivolto alla rielaborazione colta ed estremamente personale dei generi classici e chi li conosce sa perfettamente quanto il western (ovvero il genere americano per eccellenza) sia nelle loro grazie. Inizialmente pensato come una mini serie televisiva prodotta e supervisionata dai Coen, è invece diventato un film per il cinema a episodi, con la regia dei due geniali fratelli del Minnesota. Come accade per tutte le pellicole di questo tipo è difficile darne un giudizio complessivo, visto che la struttura a spezzoni indipendenti comporta gioco forza uno squilibrio qualitativo. Gli autori scelgono la direzione del western surreale, visivamente splendido, con storie enigmatiche e di non facile lettura, personaggi stravaganti e finali ambigui. Il tema comune che unisce tutti gli episodi è quello della morte e, anche, la beffarda ironia funesta del destino. Il più bello è il quarto ("All Gold Canyon"), tratto da un racconto breve di Jack London e interpretato da un superlativo Tom Waits. Il più emblematico è l'ultimo ("The Mortal Remains"), oscuro viaggio semi-onirico attraverso l'assurdo e il tragico che contraddistinguono l'esistenza umana, fino all'ultima fatidica stazione, che ci attende tutti, nella nebbia. E, come sempre nel cinema dei Coen, ironia e dramma si fondono perfettamente in una dimensione straniante, kafkiana, che simboleggia i bizzarri paradossi della vita.
 
Voto:
voto: 3,5/5

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