domenica 4 aprile 2021

Il signor Diavolo (2019) di Pupi Avati

Nel 1952 Furio Momenté, giovane funzionario del ministero di Grazia e Giustizia, viene inviato dai suoi superiori in un piccolo paese della provincia veneta per indagare, con discrezione, su un terribile fatto di sangue. Un quattordicenne di nome Carlo ha ucciso un suo coetaneo, Emilio, ritenendo che questi fosse il diavolo, influenzato da dicerie e superstizioni dei suoi compaesani. Il piccolo Emilio, bambino taciturno e dall'aspetto inquietante, a causa di una malformazione che gli rende la dentatura simile a quella di un maiale, è stato sempre accompagnato da sinistre maldicenze: come quella di aver sbranato la sorellina appena nata nella culla per invidia o di essere il frutto diabolico di un aberrante rapporto sessuale tra sua madre ed un verro selvatico. La madre di Emilio, donna ricca e potente discendente di una nobile famiglia, ha sempre sostenuto con generose donazioni la causa della Democrazia Cristiana e, quindi, in prossimità delle imminenti elezioni, il compito di Momenté è quello di evitare ad ogni costo che la chiesa risulti coinvolta nel delitto e nella conseguente indagine giudiziaria. Una volta giunto a destinazione l'uomo si troverà davanti una realtà complessa e misteriosa, fatta di segreti e antiche leggende, e dovrà affrontare in prima persona una serie di agghiaccianti avvenimenti. Cinefili a parte, forse non tutti sanno che il regista Pupi Avati, celebre per le sue commedie malinconiche e delicate, ha sempre avuto una sincera predilezione per il genere horror, declinandolo secondo la sua personale percezione artistica e visione del mondo. Un genere con cui si è già diverse volte confrontato, dando vita a film eccellenti, tra i migliori della sua ricca filmografia. Non è scorretto dire che Avati ha inventato un nuovo tipo di horror, che potrebbe essere definito come "gotico padano", non solo per la collocazione geografica (la "Bassa" Padana è da sempre il luogo del cuore dell'autore) ma anche per altre caratteristiche originali come la solarità degli scenari, l'ambientazione rurale, provinciale e solitamente d'epoca, il legame simbiotico con quel vasto sottobosco di credenze spaventose tipiche degli ambienti di paese. Il regista ha espressamente dichiarato di essersi ispirato per questo film (tratto dal romanzo omonimo scritto da lui stesso) ai vecchi racconti che i nonni facevano davanti al camino nelle case di campagna per terrorizzare i nipoti. Il signor Diavolo rispecchia pienamente questi canoni e segna un felice ritorno dell'autore bolognese al suo secondo amore cinematografico: l'horror. Anche stavolta ci troviamo di fronte a una pellicola densa di suggestioni macabre, di atmosfere inquietanti, di elementi arcani, avvolti in uno scenario minaccioso e reticente che si muove al confine tra reale e soprannaturale, religioso e superstizioso. Cupo e raffinato nella messa in scena d'antan, il film procede seguendo la prospettiva del protagonista e della sua indagine, di cui lo spettatore viene reso partecipe nel progressivo disvelarsi dell'oscuro segreto che si nasconde dietro alla vicenda. Un mistero che verrà risolto, come al solito, con un finale a sorpresa. Gli attori e i caratteristi (molti dei quali sono degli habitué dei film di Avati) hanno tutti la faccia "giusta" per il rispettivo ruolo. Tra questi ricordiamo Gabriel Lo Giudice, Chiara Caselli, Alessandro Haber, Gianni Cavina, Chiara Sani e Lino Capolicchio. Un ulteriore punto di forza del film è l'interessante analisi sull'antica associazione tra il demoniaco e la deformità fisica, tipica di molti ambienti gretti e ignoranti delle nostre province rurali. Consigliato a tutti gli amanti dei brividi nostrani.
 
Voto:
voto: 4/5

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