Arthur Fleck è un uomo disturbato e depresso, che vive ai margini della società, insieme alla vecchia madre, in uno squallido appartamento dei bassifondi di una metropoli sporca e violenta. Affetto da uno strano disturbo nervoso, che lo fa ridere in maniera smodata e incontrollata quando prova stress o emozioni, vive alla giornata tra visite psicologiche e travestimenti da clown per sbarcare il lunario. Vilipeso e malmenato da una società crudele e indifferente, il nostro sogna di diventare una stella del cabaret e di partecipare allo show televisivo condotto dal famoso Murray Franklin, che lui segue costantemente in modo compulsivo. Dopo lo scontro con tre giovani teppisti yuppies in metropolitana, Fleck, stanco dei soprusi subiti, reagisce violentemente, dando così inizio a una lunga scia di sangue che getterà la città nel caos, tra la polizia che gli dà la caccia e la gente che lo venera come eroico giustiziere metropolitano, una sorta di diabolico "profeta" mascherato che guida il riscatto dei deboli contro il sistema oppressivo che li ha sempre emarginati. Il Joker, celebre super criminale dei fumetti DC Comics, è stato sempre un personaggio perfetto per il cinema, un cattivo affascinante e carismatico, amato anche al di fuori della schiera dei lettori di comics, e con cui si sono già confrontati attori come Jack Nicholson e Heath Ledger, offrendo interpretazioni scintillanti. Vista la natura del personaggio e visti i precedenti eccellenti, con i quali il confronto sarebbe stato automatico, era inevitabile la scelta di Joaquin Phoenix per un ruolo così iconico, tra l'altro cucito a pennello per le sue grandi capacità di attore. Una scelta inevitabile e fondamentale perchè, in un prodotto del genere, scegliere il protagonista giusto vuol dire già assicurarsi metà film. Ma se la performance di Phoenix è stata oggettivamente straordinaria, superando di gran lunga i suoi illustri predecessori e facendo man bassa di tutti i premi che si potevano vincere (Oscar compreso), va anche detto che la "sua" metà del film è sicuramente quella migliore. La saggia scelta del regista è quella di fare un film diverso su un Joker diverso, un racconto crudo e allucinato delle sue origini, una storia di follia, di degrado, di disperazione, di solitudine, di ingiustizia e di brutalità. Una scelta stilistica vincente che rende questo "Joker 2019" un film "serio" e drammatico, violento e angosciante, che ha ben poco a che fare con le abituali pellicole sui super eroi, se non l'ambientazione (Gotham) e qualche riferimento ai personaggi tipici di quel mondo. C'erano quindi tutti gli elementi per realizzare il primo autentico capolavoro ispirato ai comics, cosa che invece questo film non è, nonostante una messa in scena da incubo psichedelico perfettamente coerente con le premesse iniziali. Le note dolenti arrivano, infatti, dal ricalco eccessivo di due evidenti fonti d'ispirazione verso cui questo Joker di Todd Phillips è chiaramente debitore (Taxi Driver e Re per una notte di Martin Scorsese), al punto da risultare troppo derivativo e poco originale. E questo è un vero peccato perchè il film è generalmente molto buono, ricco di sequenze cult, di stimolanti ambiguità, di momenti raggelanti, tutti al servizio del mattatore assoluto Joaquin Phoenix (dimagrito di quasi 20 kg. per il ruolo). Da citare anche l'utilizzo, calibrato e funzionale, di due grandi classici musicali come "Smile" e "That's Life", che si rivestono di "nuova linfa" nel folle universo del Joker. Grande successo di pubblico e critica, 11 candidature agli Oscar 2020 e due statuette vinte: miglior attore a Joaquin Phoenix e migliore colonna sonora a Hildur Guðnadóttir. Ma un pizzico di delusione, per quello che poteva essere, resta.
La frase: "Sai cos'è buffo, cosa mi fa veramente ridere? Ho sempre pensato che la mia vita fosse una tragedia, ma adesso mi rendo conto che è una cazzo di commedia"
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