In un'imprecisata località italiana vengono assassinati alcuni magistrati in maniera brutale. L'ispettore Amerigo Rogas è convinto che il colpevole possa essere ricercato nei presunti "perseguitati" dalla giustizia, prima condannati e poi scagionati come innocenti. Ma quando i delitti raggiungono anche la capitale, il funzionario inizia a sospettare di un oscuro complotto che coinvolge terroristi di estrema sinistra ed esponenti deviati dello Stato. Finirà in un sinistro meccanismo ben più grande di lui. Dal romanzo "Il contesto" di Leonardo Sciascia, Francesco Rosi ha tratto un angosciante dramma di denuncia sociale e politica, contestato e controverso alla sua uscita in sala. Sotto la forma di un falso giallo e di un falso poliziesco, il grande regista partenopeo ci offre un cupo apologo sulle trame del potere che denuncia, con lucida consapevolezza, tematiche scottanti (e molto attuali negli anni '70) quali i legami segreti tra terrorismo e istituzioni, le rivolte giovanili, le utopie rivoluzionarie, l'atteggiamento pavido e omertoso del PCI e le ideologie golpistiche che covavano sotto le ceneri della destra. La frase per cui la pellicola divenne famosa ("La verità non è sempre rivoluzionaria") mandò su tutte le ferie la sinistra italiana, che fece di tutto per boicottare il film accusandolo di fantasiose invettive strumentali. La cosa fa sorridere, specialmente oggi, visto che Cadaveri eccellenti è palesemente contro il potere e la corruzione in genere, e non risparmia i suoi graffi pungenti nè alla destra nè alla sinistra. Cast sontuoso con Lino Ventura (che per l'occasione recita in italiano con la sua vera voce), Renato Salvatori, Max Von Sydow, Fernando Rey, Charles Vanel e Paolo Bonacelli. Con una regia asciutta e impeccabile, si procede in un lento crescendo di inquietudine verso la tragica conclusione, tra grandi palazzi decadenti, atmosfere mortifere, scenografie austere e sequenze indimenticabili (come quella ipnotica iniziale nella cappella dei Cappuccini di Palermo o il primo delitto commesso in strada). In una cornice funerea da incubo kafkiano, Rosi riesce a catturare perfettamente l'essenza di un'epoca, realizzando il primo film capace di parlare (così liberamente) di "strategia della tensione". Un'espressione che, purtroppo, diventerà più che familiare negli anni a venire. Pietra miliare.
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