In una rinomata località turistica della riviera ligure (il Tigullio) s'intersecano cinque storie d'amore: un parassita squattrinato è costretto a fare da factotum (e amante) di una cantante lirica ricca e grassa, ma gradirebbe una "scappatella" con qualche bella turista. L'affascinante Dorina, viziata e annoiata, va a caccia di un uomo facoltoso con cui sistemarsi, ma finirà con un bagnino. Un imprenditore in bancarotta accetta tacitamente di "prestare" la moglie ad un facoltoso magnate in cambio di favori economici. Un sedicente accompagnatore di turiste cerca di circuire una ricca signora per estorcergli denaro, ma non ha fatto i conti con la figlia, giovane e sveglia. Un romantico ispettore di polizia deve scortare una bella detenuta francese fino alla frontiera e finisce per innamorarsene. Cinque storie per cinque amori diversi: improbabili, clandestini, truffaldini o impossibili. Cinque storie leggere, spontanee, divertenti e frizzanti con un tema in comune: la delusione. Racconti d'estate è una spigliata commedia di costume e "in costume", un precursore di quello che poi sarà, negli anni a venire, il fortunato sottogenere delle commedie balneari. Un frullato di episodi ben miscelati, tutti contraddistinti da ritmo agile e tono dolce amaro: si ride (anche molto), ma si finisce pure per riflettere. I segmenti più riusciti sono quelli con Sordi e Mastroianni, entrambi al meglio della loro irresistibile presenza scenica. Dorian Gray (la "malafemmina" del film con Totò e Peppino) è uno splendore, un raggio di luce che brilla autonomamente sullo sfondo di un ritratto vitale ed elegante.
La frase: "Ada mia, sapessi quanta brutta gente che c'è sulla spiaggia"
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