domenica 11 aprile 2021

Anime Nere (2014) di Francesco Munzi

Tre fratelli calabresi legati dalla 'ndrangheta, figli di un pastore morto ammazzato durante una faida: Luciano è il maggiore, scontroso e introverso, alleva il bestiame e si tiene lontano dalle attività criminali. Luigi è il minore ed è un potente boss che gestisce il traffico di droga tra la Calabria e il nord Europa, con connessioni con i cartelli sud americani. Rocco è il più colto e raffinato, vive a Milano e, sotto l'apparenza di una famiglia borghese che si occupa di costruzioni, reinveste il denaro proveniente dagli affari illegali del fratello. Quando il giovane Leo, figlio ribelle di Luciano che adora gli zii e vive un rapporto conflittuale con il padre, si mette nei guai per una bravata contro un potente clan del paese natio, Luigi e Rocco dovranno tornare alla loro terra d'origine, nel cuore dell'Aspromonte, e affrontare quel destino da cui è impossibile fuggire. La 'ndrangheta è sempre stata poco rappresentata al cinema, specialmente se confrontata con le altre organizzazioni criminali italiane (la mafia e la camorra), ben più gettonate e fin troppo abusate da libri e film. Forse il motivo è da ricercare nella connotazione stessa del popolo calabrese, più schivo e chiuso, estremamente "protettivo" nei confronti della propria terra (bellissima e feroce), della propria cultura e, anche, delle proprie maledizioni. Il romano Francesco Munzi, ispirandosi molto liberamente al romanzo omonimo di Gioacchino Criaco, riesce a farlo in modo egregio con il suo sguardo da "straniero" (ma estremamente lucido e puntiglioso), regalandoci un film magistrale, una possente tragedia familiare dal sapore ancestrale, ma proiettata verso l'oggi. Forte di una sceneggiatura granitica, di una ricostruzione d'ambiente minuziosa e pregnante e di un cast straordinario dove ogni attore ha la faccia giusta per il rispettivo ruolo, il film ci immerge in questo mondo antico d'Aspromonte, dove da sempre convivono tradizioni ataviche e progresso, speranza e disperazione, natura e cemento, lusso ostentato e barbarie, paura e connivenza, società e crimine. E su tutto incombe l'ombra nera di un potere arcaico come la terra stessa, per una regione abbandonata a sè stessa da uno stato spesso colpevolmente assente. Il film ha vinto 9 David di Donatello ed è stato salutato da lunghi applausi a scena aperta al Festival di Venezia a cui ha partecipato in concorso. Girato ad Africo e nella Locride avvalendosi anche di attori locali non professionisti. Assolutamente da non perdere perchè è tutt'altro che il solito film italiano sulle mafie.
 
Voto:
voto: 4/5

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