domenica 11 aprile 2021

Lazzaro felice (2018) di Alice Rohrwacher

Lazzaro è un giovane e mite bracciante, che vive in una comunità di "servi della gleba" nella piantagione di tabacco della marchesa De Luna. Ragazzotto semplice e istintivamente buono, sorride sempre alla vita senza farsi troppe domande ed è amico di Tancredi, figlio della padrona e sognatore indefesso animato da una fantasia senza limiti. Un giorno Lazzaro ha un tragico incidente in cui sembra perdere la vita. Si risveglia dopo alcuni anni e ogni cosa è cambiata: i carabinieri hanno svuotato la residenza della marchesa e tutti sono andati via da tempo. Lazzaro parte allora per la grande città alla ricerca del suo caro Tancredi. Il terzo lungometraggio di Alice Rohrwacher (sorella di Alba), premiato al Festival di Cannes per la migliore sceneggiatura, è una delicata favola postmoderna divisa in due atti, che s'interroga sul senso (e sul ruolo) di un sentimento positivo come la bontà, spesso vista con sospetto o addirittura tacciata di stupidità in un mondo cinico come il nostro. La grande domanda che la regista toscana ci pone è: Lazzaro è uno sciocco o un santo? un eroe o un illuso? Allo spettatore il compito di farsi un'idea e fornire la sua risposta. Fedele alla sua concezione di cinema colto, sfuggente, ricercato ed etereo, la Rohrwacher realizza, con questo film, una fiaba morale di stampo naturalistico intrisa di realismo magico, molto riuscita nella prima metà bucolica (che c'immerge in un'arcadia senza tempo densa di suggestioni poetiche) e un po' meno nella seconda parte urbana (dove la grande città fredda, distante e "vuota" è descritta all'insegna di uno stile eccessivamente manicheo). Una lieve elegia degli umili in odore di santità, ma trattasi di santità più umana che divina. Ancora alla ricerca di una compiuta messa a fuoco in termini di concretezza ed equilibrio, l'estetica della Rohrwacher (che ricorda un po' quella del compianto Sergio Citti) resta comunque molto interessante, e da seguire con estrema attenzione. La costruzione in divenire di uno sguardo autoriale "nuovo" nel panorama cinematografico italiano.
 
Voto:
voto: 3,5/5

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