La storia italiana che passa sullo sfondo di un paese siciliano, Bagheria, in provincia di Palermo, che fa da palcoscenico vivente, spettatore austero e complice conviviale di eventi e mutamenti, arbitro di destini e di amori, di utopie e di speranze disilluse. Un luogo geografico ma anche un luogo dell'anima, del cuore, della memoria. Attraverso le vicende di diverse generazioni della famiglia Torrenuova, si parte dai primi del '900 attraversando il ventennio fascista, la guerra, il referendum repubblicano, le lotte sindacali, la riforma agraria, le elezioni politiche del 1972. E si finisce con un epilogo surreale ambientato ai giorni nostri, un inserto onirico fantastico che chiude il cerchio dei ricordi e si ricongiunge con il prologo. Il protagonista è Peppino, figlio di un pastore con il vezzo della grande letteratura, che sarà prima bracciante, poi soldato e poi comunista militante, con la passione per la politica e per la bella Mannina, da lui sposata, contro il volere della famiglia di lei, grazie alla classica "fuitina" siciliana. Baarìa è il più ambizioso, il più costoso e anche il più controverso dei film di Giuseppe Tornatore, narratore di razza alla perenne ricerca della dimensione mitica, dell'elegia nostalgica, della celebrazione sentimentale, della poesia del quotidiano. Tutti elementi ovviamente ben presenti in questo suo opus n.11, quello che (per sua stessa ammissione) intendeva essere il film della sua vita, la summa della sua arte e della sua estetica, un kolossal omaggio alla sua Sicilia, trasfigurata attraverso il filtro sentimentale dei ricordi, delle ossessioni e dell'amore per il cinema che sono tipici dell'autore. Sono altresì presenti (e in abbondanza) i difetti tipici del regista: magniloquenza, ridondanza, pedante esasperazione espressiva. La ricerca di elementi magici, poetici, epici per elevare la dimensione delle tante (troppe?) vicende che si alternano come coloriti bozzetti, risulta efficace in alcuni casi, ma finisce anche per girare a vuoto in altri, accartocciandosi su sè stessa in uno sterile effettismo autoreferenziale. E' un film corale, altalenante e poco equilibrato, con molte luci e molte ombre, con una messa in scena grandiosa e alcune scene magistrali, ma anche politicamente pavido, storicamente riottoso e incerto sulla direzione da prendere. Dramma storico, satira di costume o affresco collettivo? E' di tutto un po', ma non abbastanza. Cast imponente con una lunga serie di brevi apparizioni "speciali", tra cui ricordiamo (oltre ai protagonisti Francesco Scianna e Margareth Madè): Lina Sastri, Ángela Molina, Ficarra e Picone, Aldo Baglio, Beppe Fiorello, Leo Gullotta, Luigi Lo Cascio, Michele Placido, Monica Bellucci. Girato in gran parte in Tunisia, dove è stata ricostruita la Bagheria antica, con un ingente numero di comparse e figuranti, ha anche avuto traversie giudiziarie per una sequenza di presunta crudeltà su animali e innumerevoli strascichi polemici per la mancata ammissione nella cinquina degli Oscar. In Sicilia e nel mondo è stato distribuito nella versione originale in dialetto siciliano con sottotitoli, nel resto d'Italia è invece stato doppiato in un siciliano "addolcito". Musiche di Ennio Morricone, più "laccate" e derivative rispetto ai suoi elevatissimi standard.
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