Gli ultimi anni di vita di Bettino Craxi nell'esilio tunisino ad Hammamet, dopo la rocambolesca fuga dall'Italia per l'inchiesta giudiziaria del pool di "mani pulite", le accuse di corruzione e violazione della legge del finanziamento pubblico dei partiti ed il conseguente scandalo mediatico che lo travolse, decretando la fine ingloriosa della "prima Repubblica", di cui Craxi fu uno degli esponenti più importanti e controversi. Solo, sconfortato, malato, tormentato da dubbi, rimorsi e rancori, l'ex leader socialista morirà dimenticato da tutti, straniero in terra straniera, con il sogno impossibile di un ritorno in Italia ed un riscatto della sua reputazione. Ad assisterlo fino alla fine ci sono l'amorevole figlia Anita (l'unica che non lo ha mai abbandonato) ed il misterioso Fausto, figlio di un membro del PSI morto suicida per la vergogna, che cattura con una telecamera gli ultimi discorsi del Presidente e sembra meditare propositi di vendetta. Dopo 20 anni trascorsi dalla morte di Craxi, i tempi erano ormai maturi per un film di questo tipo, una biografia intimista interessata più all'uomo che al politico, un dramma della solitudine e del rimpianto su una figura controversa, decadente ed emblematica della scena politica italiana degli anni '80. Che egli fosse colpevole è un dato di fatto, non esistono dubbi in proposito. Eppure ancora oggi alcuni sostengono che il vero colpevole fosse il "sistema" di cui faceva parte, del quale era "costretto" ad accettare le regole visto che "lo facevano tutti". Ma lui è stato l'unico a pagare il prezzo più alto, parafulmine ideale per la pubblica gogna e oggetto del disonore di un intero paese, come sempre abile nel trasformismo e pronto a cambiare rapidamente bandiera a seconda del vento. Gianni Amelio è bravo nel rendere questo dilemma, che sempre accompagnerà la vicenda Craxi, in maniera intelligente e misurata, senza prendere una posizione chiara e senza pretendere di fornire risposte, ma lasciando allo spettatore l'arduo compito di un giudizio definitivo. Ammesso che esista. Il Craxi uomo dell'ultimo periodo, magistralmente interpretato da un superlativo Pierfrancesco Favino, è raffigurato come una figura dolorosamente tragica, ancora capace di qualche lampo di egocentrismo e di arroganza, ma fondamentalmente fragile, sofferente nel corpo e nello spirito, con dei momenti di disarmante tenerezza che rendono persino possibile una sincera empatia. Come già detto questo Hammamet non è e non vuol essere un film politico, non cerca mai il verdetto netto ma, piuttosto, cerca di comprendere e raccontare l'uomo, accompagnandolo negli ultimi giorni della sua esistenza. Missione compiuta? si e no. Infatti da un lato il film risulta convincente e sobrio, anche grazie alla bravura di un Favino più che mimetico, che non si limita alla semplice "imitazione" di Craxi, ma cerca di conferirgli anche qualcosa di suo, la sua personale percezione del "Presidente" (ricordiamo che nel film non viene mai fatto nessun nome esplicito ma tutti vengono chiamati in base al loro ruolo o titolo, un espediente probabilmente utilizzato per rendere un giusto senso di distacco, e quindi di obiettività, rispetto alla vicenda narrata). Di contro va anche detto che Hammamet smarrisce di quando in quando la bussola della misura, sia negli inserti onirici surreali fin troppo enfatici, sia nell'introduzione della figura (simbolica) di Fausto, che dovrebbe rappresentare una sorta di "fantasma" antagonista, oltre che una personificazione del senso di colpa. Le scene tra Fausto e il Presidente sono quelle più artificiose del film, più un appesantimento retorico che un reale beneficio per il racconto. Meritano invece il pollice all'insù la splendida sequenza dell'incontro tra il Presidente e il politico democristiano (in cui il bravo Renato Carpentieri tiene testa a Favino da par suo) e quella con il nipotino sulla spiaggia, con la Crisi di Sigonella "raccontata" attraverso il classico gioco infantile della guerra tra soldatini. Il film è stato girato nella vera residenza che ospitò Craxi ad Hammamet. E' stata l'ultima apparizione cinematografica del compianto Omero Antonutti, nel ruolo del padre del Presidente.
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