New Mexico, 1892: i nativi americani sono stati ormai sconfitti, l'era selvaggia della vecchia frontiera volge al termine e cede il passo alla rivoluzione industriale che avanza inarrestabile. Joe Blocker, capitano dell'esercito vicino al congedo, riceve l'ordine di un'ultima missione: scortare Falco Giallo, capo della tribù Cheyenne, prossimo alla fine per un male incurabile, verso il lontano Montana. Ma Joe è carico di risentimento nei confronti del pellerossa, che ha ucciso molti suoi compagni durante le guerre indiane. E le cose si complicano quando al gruppo si unisce la giovane vedova Rosalie, la cui famiglia è stata massacrata da una banda di predoni Comanche. L'uomo e la donna, uniti dall'odio verso il capo Cheyenne, sono intimamente combattuti: portare a termine il compito o cedere al desiderio di vendetta? Il primo western di Scott Cooper è un film cupo e malinconico, contemplativo più che avventuroso, che guarda direttamente all'anima oscura di una nazione, gli Stati Uniti d'America, edificata sul sangue e sulla violenza. Parimenti animato da uno spirito riformista intende iscriversi in quella scia dei western revisionisti (ovvero dalla parte dei nativi) sorti negli anni '70, e che hanno cercato, con alterne fortune, di "rimediare" al danno fatto, espiare il senso di colpa e riportare una maggiore verità nella storia raccontata. Ma Hostiles ci riesce solo in minima parte perchè, pur nel coraggio di un approccio intimistico antispettacolare, finisce sempre per mettere i bianchi al centro dell'azione e delle decisioni, raffigurando gli indiani con un abuso di cliché e disperdendo troppo rapidamente quella tensione violenta strisciante, palpabile durante tutto il film, in un finale eccessivamente edificante. Dal punto di vista visivo la pellicola è uno spettacolo per gli occhi, anche grazie alla bellezza maestosa dei paesaggi, e gli appassionati del western sicuramente apprezzeranno. Nel cast Christian Bale, Rosamund Pike e Wes Studi fanno il loro onesto lavoro, senza strafare. Il film si apre con un'epigrafe di D.H. Lawrence che immediatamente ne chiarisce l'intenzione: "Nella sua essenza, l’anima americana è dura, solitaria, stoica e assassina. Finora non si è mai ammorbidita". Un'intenzione che però resta più teorica che portata a pieno compimento.
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