Incontro-scontro di due famiglie agli antipodi nella "giungla" metropolitana di Roma. I Pavone sono ricchi, colti e snob: lui è un medico, lei una regista di cinema d'essai e il loro figlio, Federico, un laureando un po' bizzarro, ossessionato da Nietzsche e osteggiato da un professore "politicizzato". I Vismara sono due fratelli "burini" di estrema destra, venditori di armi e coinvolti in loschi traffici, la cui madre viene truffata da un sinistro furfante. Le loro vite si intrecceranno, con conseguenze imprevedibili, a causa dei beffardi arabeschi del destino. Felice esordio da regista del giovane Pietro Castellitto (figlio del famoso Sergio e della scrittrice Margaret Mazzantini), che ha anche scritto il film e interpretato il ruolo di Federico Pavone. I predatori è una graffiante commedia corale grottesca dal tono tragicomico, attraversata da squarci surreali e contaminazioni "crime" da serie televisiva. I suoi evidenti intenti di perfida satira sociale, che mettono nel mirino sia l'ipocrisia spocchiosa dell'alta borghesia che i modi grevi e la violenza ideologica degli strati più ignoranti della società, guardano direttamente ai grandi modelli ispiratori della gloriosa Commedia all'Italiana, e riescono a cogliere nel segno, nonostante un frenetico accumulo di situazioni, dialoghi e personaggi, non facili da gestire e da equilibrare. Castellitto junior ci riesce, grazie al buon lavoro di scrittura e alla bravura di attori di sostanza come Marzia Ubaldi, Massimo Popolizio e Liliana Fiorelli, con una menzione speciale per la giovane Giulia Petrini (davvero interessante anche il suo esordio). Il risultato è, dunque, un film fresco, effervescente e "cattivo" al punto giusto, al netto di qualche ridondanza narrativa e di qualche tendenza all'esagerazione nella ricerca esasperata del funambolismo tecnico, dell'inquadratura ad effetto, del movimento di macchina che non ti aspetti. Ma sono, chiaramente, errori di gioventù, tipici di un debuttante "predestinato" che tende a strafare per paura di sbagliare, ignorando che la virtù è più nella misura che nell'enfasi. Ma il futuro è tutto suo. Mezza stellina d'incoraggiamento in più.
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