martedì 6 aprile 2021

La casa di Jack (The House That Jack Built, 2018) di Lars von Trier

Stato di Washington, anni '70: Jack è un architetto di grande ingegno, appassionato di filosofia e di arte, metodico, riflessivo, affetto da manie compulsive e disturbi psicologici profondi. Jack è anche un serial killer freddo e spietato, che uccide le persone e ne conserva i corpi per realizzare con essi l'opera d'arte perfetta, una sorta di composizione collettiva aberrante di carne e sangue. Jack racconta i delitti da lui commessi (definiti "incidenti") in flashback durante un arco temporale di circa 10 anni, mentre la polizia gli dà la caccia e lui si diverte a sfidarla, in un gioco perverso, per dimostrare di essere più intelligente. Il destinatario dei suoi racconti è il vecchio Verge, un uomo misterioso che gli parla come un mentore, una guida spirituale al di sopra delle parti, accompagnando il nostro in una sorta di tragitto infernale. Il 14-esimo lungometraggio di Lars von Trier è un thriller sanguinario e disturbante, un itinerario allucinato nei meandri labirintici della mente di un sadico psicopatico, un "mostro" lucido, consapevole, famelico, metodico, egocentrico, glaciale e preciso nella cura di ogni dettaglio. I suoi intenti sono filosofici e, soprattutto, artistici: dar vita (attraverso la morte) all'opera d'arte assoluta e sublime, una casa di corpi, altare e culla oscura delle sue stesse ossessioni. Mentre fa questo Jack cerca anche di costruire una sua vera casa (nel senso letterale di abitazione), ma non ci riesce perchè non è mai soddisfatto del risultato e, quindi, riparte sempre daccapo. I suoi fallimenti architettonici viaggiano insieme ai suoi "successi" negli omicidi, e, se la casa di legno non nasce mai, quella di cadaveri (opportunamente composti o scomposti per l'occasione) prende forma sempre più compiuta. Il suo interlocutore abituale è Verge/Virgilio, che non lo giudica ma scambia con lui pareri, riflessioni filosofiche o esistenziali, e spesso lo ammonisce, mettendolo in guardia. Verge (che ovviamente è la sua coscienza) è il faro attraverso il cammino metaforico nell'inferno della sua psiche, un percorso difficile e doloroso che però non conduce a "riveder le stelle". Gli "incidenti" sono intervallati da elucubrazioni cervellotiche sulla vita, sulla morte, sull'arte in ogni sua forma e sul senso dell'esistenza umana. E' indubbiamente un film difficile, pervaso da un gelido nichilismo che, probabilmente, inquieta ancora di più delle numerose scene truculente, spesso mostrate nei minimi particolari per sottolineare la cura sistematica con cui Jack esegue il suo "lavoro". E' un film che può atterrire e far scappare gli spettatori più sensibili (come è successo per molti alla prima proiezione al festival di Cannes), ma questo è esattamente quello che ci aspettiamo da un genio "scandaloso" come Lars von Trier. E' però anche un film astratto, visionario, altamente allegorico, splendido nella sua logica raggelante (tutto il racconto avviene secondo la prospettiva del ripper Jack, come se noi guardassimo attraverso i suoi occhi), con inserti surreali di fantasia superiore, atmosfere oniriche e momenti indelebili. Il viaggio finale di Jack attraverso "l'inferno" ha la potenza visiva di un affresco rinascimentale in movimento: magnifico e terrificante. A fine visione si resta senza parole, sconvolti e ammirati per un nuovo capolavoro scomodo del regista danese, che ha ormai il coraggio e la libertà degli artisti di razza, che mirano a perseguire la propria arte, senza preoccuparsi del giudizio altrui. Esattamente come fa Jack (Lars). Grandi interpretazioni di Matt Dillon e Bruno Ganz, una delle ultime della sua lunga carriera (il grande attore svizzero è scomparso nel 2019). Completano il cast Uma Thurman, Siobhan Fallon Hogan e Riley Keough. Esistono due versioni della pellicola: una accorciata di 4 minuti complessivi nelle scene cruente e quella integrale, disponibile in home video e mostrata in anteprima a Cannes. Nelle sale italiane hanno fatto uscire la prima. E' un'opera inevitabilmente divisiva, da prendere o lasciare, come nella consuetudine del regista. I suoi detrattori troveranno pane per i loro denti con questo film. Idem per i suoi fans. Se si sa leggere oltre la superficialità delle immagini è un capolavoro indimenticabile, un nuovo prezioso "sassolino" che Lars ci ha nascosto nella scarpa.
 
Voto:
voto: 4,5/5

Nessun commento:

Posta un commento