Martin Eden è un giovane marinaio napoletano carico di passione, animato da forti ideali, non istruito ma curioso e intelligente. Dopo aver aiutato un suo coetaneo durante una rissa viene accolto dalla sua ricca famiglia borghese e s'innamora a prima vista della sorella Elena, bella e raffinata, che non si dimostra indifferente alle attenzioni del ragazzo, nonostante l'evidente disparità di ceto sociale. Per sentirsi degno di questo amore Martin inizia una vorace attività di apprendimento da autodidatta: leggendo, studiando e confrontandosi di continuo con Elena, con discorsi e riflessioni, per migliorare la sua cultura. I risultati sono sorprendenti, Martin inizia a diventare padrone di diverse discipline e scopre la sua vocazione per la scrittura. Ma tutti i suoi sforzi non vengono ripagati da risultati concreti, i suoi racconti, carichi di sentimenti e di idee, vengono puntualmente rifiutati dagli editori che li ritengono troppo originali, poco conformi rispetto ai gusti del potenziale pubblico di lettori. Il senso di frustrazione inizia a pesare anche nel rapporto con Elena, perchè la famiglia di lei non tollera più la sua posizione di "spiantato". Intanto Martin entra in crisi profonda, perchè sente di essersi avvicinato troppo al mondo borghese, tradendo i principi delle sue umili origini proletarie. Interessante e personalissimo adattamento per il grande schermo di un classico della letteratura nord americana, "Martin Eden" di Jack London, trasposto in una Napoli priva di identità temporale precisa, ricca di salti anacronistici e fortemente tipizzata nella connotazione archetipale di città di mare scossa da fermenti sociali, lotte di classe e contrapposizioni politiche. Il risultato è un film strano, ondivago, alchemico, radicale, di grande fascino evocativo e pienamente fedele (pur nelle evidenti differenze) allo spirito del romanzo. Straordinario il lavoro di fotografia e montaggio nell'introdurre filmati d'archivio nel corpo narrativo film, creando un unico flusso espressivo che relativizza il concetto di tempo, inducendo riflessioni sull'universalità di certi temi e creando una riuscita sovrapposizione artistica sospesa tra documento storico e finzione cinematografica. Ai concetti cardine del libro (filosofia, arte, politica, lotta di classe e sentimento), il regista casertano aggiunge un maggior tormento interiore del protagonista, metafora della confusione sociale e del vitalismo ideologico del Novecento. E' un film coraggioso questo di Pietro Marcello, un film adulto, carico di personalità, di identità e con un preciso concetto di visione, un film che non ha paura di osare, nè di risultare eccessivamente snob. Lodevole interpretazione di Luca Marinelli, premiato al Festival di Venezia con la Coppa Volpi al miglior attore.
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