sabato 10 aprile 2021

Van Gogh - Sulla soglia dell'eternità (At Eternity's Gate, 2018) di Julian Schnabel

Gli ultimi difficili anni della vita del pittore Vincent van Gogh, tra genio e follia. Alla disperata ricerca di sè stesso, di un luogo dove sentirsi accettato e dove poter dare libero sfogo alla sua arte, van Gogh fugge dalla grigia Parigi e si rifugia nel sud della Francia, rincuorato dall'amorevole fratello Theo e dal contatto con la natura, motore ispiratrice delle sue opere più belle. Ma la calma non dura a lungo e i tormenti interiori riaffiorano presto perchè l'animo dell'artista è, probabilmente, troppo grande per questo mondo. Gli ultimi momenti del suo breve percorso terreno, interrotto tragicamente e troppo presto, saranno caratterizzati dall'amicizia tempestosa con il collega Paul Gauguin e dalla inarrestabile discesa nell'alienazione mentale. Il genio "maledetto" Vincent van Gogh e la sua esistenza burrascosa sono soggetti perfetti per il cinema, e, infatti, numerosi sono stati gli adattamenti ispirati al grande talento fiammingo. Era quasi inevitabile che anche il regista pittore Julian Schnabel, autore sensibile e da sempre interessato alla stretta connessione tra arte e vita, si cimentasse prima o poi nell'impresa con una sua personale versione. Così come non poteva che essere inevitabile (e, visti i risultati, perfetto) la scelta dell'attore protagonista: l'eclettico Willem Dafoe, sempre a suo agio nei ruoli di "cattivi" o di personaggi disturbati. Il risultato è un film poetico, affascinante e "pittorico", modellato (sia dal punto di vista estetico che narrativo) sull'altalena emotiva di un animo intimamente tormentato, in bilico perenne tra afflizione e illuminazione. Schnabel si sofferma molto sull'uomo Van Gogh, sulle sue ansie derivanti sia dall'annosa condizione di "alieno" incompreso che dalla difficile situazione economica. Un'anima immensa e fragile, più vittima che colpevole secondo la lettura di Schnabel, un uomo solo e disperato più che una mente malata. Anche sulla tragica fine del pittore (suicidio? omicidio?), l'autore sceglie una direzione meno conforme rispetto alle interpretazioni più ricorrenti dei fatti, propendendo per un effettismo didascalico un po' stonato. Non è un film brutto ma un film imperfetto, stilisticamente sontuoso ma fin troppo alla ricerca di un equilibrismo narrativo/emotivo che appaia sorprendente. Notevoli interpretazioni del ricco cast (Rupert Friend, Oscar Isaac, Mads Mikkelsen, Mathieu Amalric, Emmanuelle Seigner) in cui spicca il protagonista Willem Dafoe, candidato all'Oscar per la sua sofferta interpretazione. Un Oscar che avrebbe ampiamente meritato se l'Academy non avesse ceduto alla facile "tentazione" di un Rami Malek (Freddie Mercury) fin troppo accattivante per il grande pubblico.
 
Voto:
voto: 3,5/5

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