Danny, trentenne australiano spiantato
con ambizioni da scrittore, vive esperienze strampalate tra continui traslochi
(da Brisbane a Melbourne e poi fino a Sidney), indecisioni ataviche, nevrosi compulsive,
coinquilini stravaganti e padroni di casa ossessivi. Nonostante le tante
situazioni paradossali, l’incontro con la bisessuale Anya sembra alleggerire la
confusione mentale del nostro, che cerca di mettere ordine nella sua caotica
vita. Stralunata commedia australiana, in bilico tra banalità e leggerezza, tratta
dall’omonimo racconto di John Birmingham, che, tra tenerezza e confusione,
divertimento e sregolatezza, citazionismo e surrealismo, cerca di ritagliarsi
un proprio spazio originale nel nuovo cinema australiano. Si procede con
frenesia tra alti e bassi in questo film irrisolto come il suo protagonista, un
film esilarante e “caciarone”, rapsodico e sregolato, che fa il verso al
disagio di una generazione confusa e alienata, cresciuta senza reali problemi, senza
valori solidi e senza ideali concreti, capaci di fornire una chiara direzione
al proprio percorso esistenziale. Persino il sesso, che appare l’unico motivo
di reale interesse per i personaggi, viene vissuto e consumato a casaccio, in modo
isterico e arruffato, senza trarne un effettivo giovamento né fisico né
psicologico. Questo disordinato magma farsesco dai risvolti kafkiani garantisce
un gradevole intrattenimento ma non riesce mai ad andare oltre la patina
superficiale nel suo affresco variopinto e dolente. Nel cast vanno segnalate le
efficaci prove di Noah Taylor, nel ruolo di Danny, e di Sophie Lee, nei panni
di Nina. Il falafel citato nel titolo è un piatto vegetariano mediorientale a
base di legumi.
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