Il ricco aristocratico britannico Maxim
de Winter incontra una giovane donna in costa azzurra e la sposa in tempi
rapidi. La ragazza è al settimo cielo ma quando si trasferisce a Menderley,
l’austera dimora dei de Winter in Cornovaglia, tutto cambia. Infatti, tra le
antiche mura del castello reliquiario, aleggia ancora la presenza di Rebecca,
prima moglie di Maxim, morta in circostanze misteriose. A Menderley tutti
sembrano ossessionati dal ricordo di Rebecca, in particolare la severa
governante, Dennie Danvers, che fa di tutto per far sentire la nuova signora de
Winter inferiore alla precedente, conducendola all’esasperazione. Ma un giorno
il corpo di Rebecca, dato per disperso in mare, viene ritrovato, facendo
riaprire il caso giudiziario sul suo decesso. Il primo film americano di
Hitchcock, tratto dal romanzo omonimo di Daphne du Maurier, è anche uno dei
suoi più famosi e riusciti, e riscosse fin da subito un grande successo di
pubblico e critica. E’ un thriller di sapiente atmosfera in bilico tra il melodramma
romantico, la favola gotica, la mistery
story e il giallo investigativo. Sorretto da un cast formidabile (Laurence
Olivier, Joan Fontaine, Judith Anderson, George Sanders), evidenzia la grande abilità
del regista di immergere l’azione in un’atmosfera onirica con slittamenti verso
l’incubo, mantenendo una suspense tagliente grazie al minaccioso clima di
sospetto che avvolge i protagonisti, dall’inquietante governante, interpretata
con memorabile carisma oscuro dalla Anderson, alla spaurita giovane signora de
Winter, a cui la Fontaine
conferisce una toccante sensibilità. Il film è ancora pieno di echi della
vecchia Europa e la sua rigorosa struttura geometrica (un prologo onirico, tre
atti e un epilogo) viene movimentata dai tocchi fiabeschi (le connessioni con Cenerentola sono evidenti), dalle
atmosfere angoscianti (l’ombra della signora Danvers dietro le tende è
diventata una delle icone del cinema hitchcockiano), dal rebus investigativo,
dalle simbologie arcane (il mare, il castello), dalla sottile introspezione
psicologica dei personaggi femminili (persino quello della defunta Rebecca, la
cui assenza incombente assume una sinistra pregnanza), dallo sfuggente gioco
d’inganni messo in scena dall’autore tramite geniali trovate visive e dalla
messa in scena in soggettiva che stabilisce un forte legame emotivo tra lo
spettatore e la protagonista. Il film ottenne otto candidature agli Oscar
vincendone due (miglior film e miglior fotografia) ed è divenuto, nel tempo, un
classico amatissimo e il modello di una lunga serie di epigoni (in particolare
noir, basati sulla figura dell’eroina indifesa e minacciata, come Angoscia, Schiava del male, Mi chiamo
Giulia Ross, Acque scure, So che mi ucciderai e tanti altri).
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