Ricostruzione (romanzata) del celebre
processo di Norimberga del 1948, tenuto dai vincitori della seconda guerra
mondiale contro i nazisti, macchiatisi di crimini abominevoli contro l’umanità.
In particolare qui si narra la vicenda del vecchio giudice americano Dan
Haywood che deve occuparsi del caso di quattro “colleghi” tedeschi accusati di
aver partecipato attivamente alle efferatezze naziste. Nonostante egli provi una
naturale simpatia per uno degli imputati, uomo di grande cultura e carisma, e
nonostante le pressioni politiche favorevoli a un “accomodamento”, il giudice
si rivelerà inflessibile e profondamente inorridito a mano a mano che l’atroce
verità emergerà dalle scioccanti deposizioni dei testimoni. Celebre dramma
storico, verboso e compatto, diretto con indubbio mestiere da Stanley Kramer
che, forte del cast stellare (Spencer Tracy, Burt Lancaster, Richard Widmark,
Marlene Dietrich, Maximilian Schell, Judy Garland, Montgomery Clift), realizza,
probabilmente, il suo film migliore. Vale principalmente come intenso resoconto
storico, qua e là didattico, a volte tronfio, ma anche pregno di fiera
ideologia democratica, in accordo all’ottimismo politico dell’era Kennedy a cui
appartiene. Il pregio maggiore del regista sta nella capacità di raccontare
l’azione attraverso i volti, i gesti e le parole dei protagonisti, per quanto
non si esca mai al di fuori dell’aula di tribunale. Grandi interpretazioni di
Schell, Tracy e Clift, che svettano su tutti gli altri, e memorabile la
sequenza in cui la Dietrich
cerca di spiegare “Lili Marlene” al devastato imputato. Su undici nomination
agli Oscar vinse soltanto due premi: miglior attore protagonista a Maximilian
Schell e miglior sceneggiatura non originale ad Abby Mann.
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