Will
Hunting è un giovane disadattato che abita nelle periferie degradate di Boston,
frequenta teppistelli poco raccomandabili e lavora come addetto alle pulizie al
MIT (Massachusetts Institute of Tecnology). Will possiede però un dono naturale
di cui nessuno è a conoscenza: è un genio della matematica, pur non possedendo
un’adeguata istruzione. Quando la cosa verrà fuori, dopo che Will ha risolto,
per gioco e in pochi minuti, un complesso problema matematico scritto alla
lavagna dell’aula che stava pulendo, due professori della scuola se lo contenderanno:
l’ambizioso Gerald Lambeau (che punta alla crescita del cervello del ragazzo,
mirando a scopi economici oltre che accademici) e il benevolo Sean McGuire (che
intende far crescere Will dal punto di vista umano, rendendolo libero di usare
il suo talento come meglio crede). Commedia drammatica a sfondo sociale, con
spruzzi di romanticismo e momenti sentimentali al limite tra la retorica
ruffiana e la sincera emozione. Il regista Gus Van Sant abbandona
momentaneamente la cupezza delle sordide storie della provincia americana e,
pur continuando a proporci un protagonista emarginato, abbraccia un registro
più semplice e lineare, un compromesso tra la tradizione hollywoodiana e il suo
acuto sguardo autoriale. Sceneggiato abilmente dagli attori Matt Damon e Ben
Affleck, che scrissero la storia quando erano studenti di Harvard, è un
miscuglio affascinante e un po’ tortuoso di molteplici tematiche: l’alienazione
delle periferie urbane, la difficoltà di essere un genio (e quindi un
“diverso”), la ricerca di un padre (e di un figlio) tra due anime “elette”. Non
tutto funziona a dovere, e sovente affiora il sospetto di malizia enfatica, ma
l’abilità registica dell’autore e l’indubbia bravura degli attori riesce a
mantenere nei ranghi un film a forte rischio di greve sentimentalismo. Nel
grande cast segnaliamo Matt Damon, Robin Williams, Stellan Skarsgård e Minnie
Driver, mentre i fratelli Affleck (Ben e Casey) si ritagliano un ruolo da
comprimari. Robin Williams sembra rifare il suo personaggio più famoso (il
professor Keating de L’attimo
fuggente), con minore istrionismo e maggiore sobrietà drammatica, e la
sua intensa interpretazione, premiata con l’Oscar, ci regala i momenti più
riusciti del film. L’altro Oscar vinto dalla pellicola, quello a Damon e Affleck
per la miglior sceneggiatura, è stato un tantino generoso. Il film è anche
famoso per le numerose improvvisazioni che gli attori (soprattutto Williams)
hanno offerto sul set, molte delle quali sono state mantenute dal regista nel final cut.
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