martedì 3 maggio 2016

Will Hunting - Genio ribelle (Good Will Hunting, 1997) di Gus Van Sant

Will Hunting è un giovane disadattato che abita nelle periferie degradate di Boston, frequenta teppistelli poco raccomandabili e lavora come addetto alle pulizie al MIT (Massachusetts Institute of Tecnology). Will possiede però un dono naturale di cui nessuno è a conoscenza: è un genio della matematica, pur non possedendo un’adeguata istruzione. Quando la cosa verrà fuori, dopo che Will ha risolto, per gioco e in pochi minuti, un complesso problema matematico scritto alla lavagna dell’aula che stava pulendo, due professori della scuola se lo contenderanno: l’ambizioso Gerald Lambeau (che punta alla crescita del cervello del ragazzo, mirando a scopi economici oltre che accademici) e il benevolo Sean McGuire (che intende far crescere Will dal punto di vista umano, rendendolo libero di usare il suo talento come meglio crede). Commedia drammatica a sfondo sociale, con spruzzi di romanticismo e momenti sentimentali al limite tra la retorica ruffiana e la sincera emozione. Il regista Gus Van Sant abbandona momentaneamente la cupezza delle sordide storie della provincia americana e, pur continuando a proporci un protagonista emarginato, abbraccia un registro più semplice e lineare, un compromesso tra la tradizione hollywoodiana e il suo acuto sguardo autoriale. Sceneggiato abilmente dagli attori Matt Damon e Ben Affleck, che scrissero la storia quando erano studenti di Harvard, è un miscuglio affascinante e un po’ tortuoso di molteplici tematiche: l’alienazione delle periferie urbane, la difficoltà di essere un genio (e quindi un “diverso”), la ricerca di un padre (e di un figlio) tra due anime “elette”. Non tutto funziona a dovere, e sovente affiora il sospetto di malizia enfatica, ma l’abilità registica dell’autore e l’indubbia bravura degli attori riesce a mantenere nei ranghi un film a forte rischio di greve sentimentalismo. Nel grande cast segnaliamo Matt Damon, Robin Williams, Stellan Skarsgård e Minnie Driver, mentre i fratelli Affleck (Ben e Casey) si ritagliano un ruolo da comprimari. Robin Williams sembra rifare il suo personaggio più famoso (il professor Keating de L’attimo fuggente), con minore istrionismo e maggiore sobrietà drammatica, e la sua intensa interpretazione, premiata con l’Oscar, ci regala i momenti più riusciti del film. L’altro Oscar vinto dalla pellicola, quello a Damon e Affleck per la miglior sceneggiatura, è stato un tantino generoso. Il film è anche famoso per le numerose improvvisazioni che gli attori (soprattutto Williams) hanno offerto sul set, molte delle quali sono state mantenute dal regista nel final cut.

Voto:
voto: 3,5/5

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