Thana, una ragazza muta che lavora in una sartoria, è vittima di un duplice stupro.
Ferita nell’animo e sconvolta nella psiche la donna viene posseduta da una
violenta follia vendicatrice: prima uccide il secondo stupratore e ne smembra
il corpo per disfarsene, poi si arma di pistola e inizia a far fuori tutti i
maschi che le capitano a tiro, dopo averli attratti con modi seducenti. Crudo “rape & revenge” diretto dal “bad
boy” Abel Ferrara con furiosa veemenza stilistica ed efferata visionarietà
espressiva in un cupo mélange di
sangue, sesso e violenza di oscura suggestione simbolica. Sotto la scorza greve
di un B-movie exploitativo, girato a basso costo e relegabile ai circuiti grindhouse, si nasconde un’audace riflessione su temi come delitto e
castigo, peccato e redenzione, tipici della filmografia dell’autore. Il brutale
simbolismo espressivo dell’opera, tipico della prima fase della carriera del
regista del Bronx, vira nell’apologo tragico permeato da un ancestrale senso
cattolico di giustizia. Interpretato con energica intensità da Zoë Lund, fu
eletto a cult immediato dalle femministe degli anni ’80 che, probabilmente, ne
colsero solo in parte la potente carica anarchica nel suo delirio vendicativo
contro la feccia che popola i bassifondi di quel coacervo di vizi e di pulsioni
che è New York, metropoli simbolo della decadenza occidentale.
La protagonista Thana è tenera e letale, sensuale e terribile, un diabolico
angelo della morte che si consegna all’immaginario collettivo nella memorabile
sequenza in cui appare in abito da suora, con guepierre in evidenza, per dare sfogo alla sua furia mortifera
durante la festa “peccaminosa”. La geniale allegoria trasgressiva attuata dal
regista in questa celebre scena (la religione diventa una maschera e il sesso
diventa un’arma), ci fa capire che ci troviamo di fronte a qualcosa di più di
un mero prodotto exploitation. Il
talento selvaggio e viscerale di Ferrara è evidente nelle scene più truci o
nella rappresentazione allucinata di una New York sudicia e ostile, un inferno
urbano turpe e profanatore, sospeso nell’attesa di una punizione suprema che ne
mondi gli abominevoli peccati. Il titolo originale si riferisce al calibro
della rivoltella usata da Thana, lo strumento fatale della sua vendetta.
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